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Cromosoma X

Preoccupante involuzione dell'Udinese che non ha sfruttato il calendario e nelle ultime tre gare ha ottenuto solamente due punti frutto di pareggi in scontri diretti per la salvezza
Redazione

Il quindicesimo pareggio stagionale dell’Udinese, la consacra come una delle squadre che maggiormente hanno suddiviso la posta con l’avversario nei campionati europei. Non è di certo un vanto. Non nell’epoca dei tre punti a vittoria. Vittoria. Questa squadra sembra non conoscere più il significato di questa parola. 3 soli successi in 27 gare in stagione. Certo, illustri eh, ma sempre solo 3 punti conferiscono, che moltiplicati per solo 3, restituiscono 9 punti, una miseria, alla quale si deve aggiungere il carico appunto dei 15 pareggi. Solo nella stagione 93/94 si fece peggio, e difatti si tratta dell’ultima retrocessione in serie B. Era l’Udinese di Fedele, Branca, Rossitto, Pizzi e Bertotto; sembra passato un secolo eppure, ora la paura che l’epilogo di quel campionato possa essere lo stesso anche quest’anno è vivida. L’Udinese ha di fatto cestinato il bonus ottenuto con la vittoria di Torino sponda Juve, ottenendo la miseria di soli 2 punti nelle tre sfide alla portata che avrebbero dovuto, qualora fossero state sfruttate a dovere, portare la barca fuori dalle secche. Nulla di tutto ciò. Ora la squadra è in balia degli avversari. Non è più padrona del proprio destino; non matematicamente certo, ma il senso è che ormai si naviga sperando negli inciampi degli avversari, sperando che possano fare peggio, quando in casa di meglio non si riesce a fare. Gli scontri diretti di questo turno hanno visto il Cagliari sbancare Empoli e accorciare maledettamente all’insù la linea di galleggiamento che ora dista un solo punto. Una miseria. Ma è giusto così. Se non riesci a battere Cagliari e la derelitta Salernitana in casa; se non riesci a vincere uno che fosse uno degli scontri diretti in stagione, è giusto che un brivido corra dietro la schiena, e che la quota 33, considerata come virtuale salvezza, sia di difficile conseguimento.
Tornando alla gara di sabato, la prestazione e la preparazione della squadra alla gara sono state imbarazzanti. Lasciare fuori Samardzic per l’intera partita, anche una volta in inferiorità numerica, in una gara nella quale bisognava condurre il gioco e palleggiare e vincere ad ogni costo, non è stata esattamente una genialata, soprattutto se già Pereyra risultava ancora out per infortunio, e se il contributo di qualità risultava appannaggio del solo Thauvin, costretto a predicare nel deserto, partendo da una distanza siderale di 60 metri dalla porta! Lasciare fin troppo in campo Ebosele poi, giocatore dalle limitate capacità cognitive in materia calcistica, è pure un azzardo da all in, specie considerando che il nigeriano irlandese era già stato ammonito nel corso della prima frazione. Molti avrebbero invocato il suo cambio già a fine primo tempo, se non altro per la pochezza tecnica e tattica proposta, nei primi 45′, ma ahimè Cioffi ha ben pensato di concedergli altri 20′ nella ripresa, e alla fine della fiera, esaminando tutti gli elementi d’analisi, il fatto che venga espulso proprio un secondo prima del cambio preordinato dal mister, non è da ascriversi alla voce : scalogna, ma alla voce imprudenza! Hai rischiato e hai pagato. Ma non è tutto. L’impiego di Payero sarebbe servito più in una gara da ribaltamenti di fronte come a Genova, non in gare in cui la partita la devi fare come col Monza e con la Salernitana. L’argentino non è un ragionatore e palleggiatore, ma uno che va in verticale in conduzione e rompe le linee, per favorire ripartenze. Contro squadre che si arroccano è molto più utile la tecnica e la visione di gioco di Samardzic. Niente, il serbo è stato lasciato in panchina e l’argentino gettato nella mischia. Risultato? L’ex Boca è parso la controfigura del giocatore visto contro Atalanta e Bologna, che erano partite che imponevano altri spartiti tattici però; con la Salernitana, inoltre, l’argentino ha dimostrato di aver perso garra e convinzione; l’azione manifesto di tale concetto è quando a metà della prima frazione si è liberato dell’avversario dopo una bella sterzata e una buona transizione, proprio al limite dell’area avrebbe avuto lo spazio per sparare verso la porta ma lui ha scaricato la palla a Lovric, tutto fermo e sorpreso dalla scelta del compagno. Rabbrividiamo. Ma non è finita qui. 48 ore di ritiro, richiami all’assalto in una gara da dentro e fuori, e, formazione sbagliata o meno, si assiste ad una squadra che: non pressa, non va nello spazio, aspetta la palla addosso e sbaglia anche appoggi di pochi metri, con il compagno sempre costretto alla rincorsa disperata per compensare una giocata forzata, o una fucilata da pochi metri del compagno di reparto (vero Lucca), tiri fuori a botta sicura (ancora Lucca e Lovric) e nessuno ad attaccare la porta. Ma non è finita. Vogliamo parlare dei cambi? 2 sui 5 disponibili con la squadra in 10. Cioffi, che pensa sempre all’equilibrio di squadra, avrà pensato che già mantenere le due punte sarebbe stato abbastanza audace, e che forse non sarebbe stato il caso di esagerare con l’innesto di un altro giocatore poco propenso alla copertura, seppur qualitativo, come Samardzic, da qui il cambio di strategia repentino, che fino a prima dell’espulsione del genio del male Ebosele, aveva previsto la tripla sostituzione , i due quinti più il serbo, magari al posto di Payero azzardiamo, ma la borraccia scagliata da Lazar aus Berlino al momento del rosso sventolato ad Ebosele, proprio nel momento in cui si stava togliendo la pettorina, restituisce tutta la frustrazione (sua) e l’eloquenza che con la squadra in 10 il suo mister non gli avrebbe fatto vedere più il campo. L’equilibrio viene prima. Anche in una sfida da vincere a tutti i costi. In effetti, per mezz’ora la differenza numerica tra le due squadre non si è notata per nulla, ma perchè la Salernitana è davvero poca cosa, non per altro. L’equilibrio è stato garantito. Per la vittoria? Si prega di ripassare, non sappiamo bene quando. Di certo chi non risica non rosica, ma è chiaro che 2 cambi su 5, e sempre ruolo per ruolo, non rappresentano esattamente un piano volto a giocartela al massimo delle tue possibilità.
Ma non è tutto.
Fino a un mese fa non c’erano altre soluzioni in panchina nel comparto attaccanti. Ora ci sono Brenner, Davies, oltre al solito Success. Si ok non sono dei frombolieri da scommesse over, e d’altronde non è che privandosi di Lucca ci si privi di uno che ti fa partire dall’1 a 0 ogni partita, eppure il Mister anche in questa gara, come affermato alla vigilia alla domanda di un possibile cambio in avanti, aveva affermato che non ne vedeva il motivo, essendo che le punte stanno facendo bene. Già, peccato che Lucca non segni dal 30 Dicembre 2023 e che siamo a a Marzo! Nonostante ciò provare Davies, che avrebbe potuto offrire un diverso attacco alla profondità nel finale, o Brenner, non è stato minimamente preso in considerazione.
Insomma, la fedeltà del Mister Cioffi al modulo, alla preparazione della gara, alla scelta degli interpreti, e ai cambi in corsa, sempre uguali a se stessi, al punto di rappresentare un libro aperto per gli avversari, è davvero commovente, ma aggiungiamo mal riposta se rapportata ai risultati conseguiti. Di modificare assetto, sparigliare le carte non se ne parla nemmeno, sia mai si dovesse perdere: equilibrio e stabilità; non sappiamo quali visto la media di quasi 2 gol a partita presi, a fronte di una sterilità offensiva che da un mese a sta parte è tornata argomento di conversazione, oltre che un dato statistico preoccupante.
Insomma, se non si è capito, sono parecchie le perplessità della gestione di questa, e delle ultime gare,da parte del tecnico. Sembra quasi che la fiammella della speranza che fino ad un mese fa era rimasta ben accesa, a fronte di prestazioni convincenti, seppur a fronte di sconfitte o pareggi configurati nel finale, si stia spegnendo. Gli ultimi accenni di vita della squadra sembrano essere i primi tempi con il Monza e con il Cagliari. La gara di Torino la facciamo passare solo per il risultato, frutto di resilienza e attenzione, ma il gioco è altra cosa.
Insomma, l’involuzione c’è ed è preoccupante. La classifica piange, e stavolta non dopo un filotto di sfide difficili, che rappresentava fino a poco fa una valida foglia di fico di fronte alle critiche. Ora la classifica piange dopo un trittico di gare alla portata, e dilapidate clamorosamente, mentre il Re è sempre più nudo, con il cromosoma X sempre più in evidenza.

Paolo Blasotti

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