La nuova Udinese di Kosta Runjaic supera il primo test ufficiale della stagione, ovvero l’Avellino dell’ex mediano dell’Udinese Michele Pazienza. Lo fa mantenendo i favori del pronostico, con un risultato rotondo e con una gara convincente che gli uomini di bianconero vestiti hanno sempre condotto dall’inizio alla fine, senza che il risultato fosse mai in discussione.
C’era molta curiosità che aleggiava attorno a questa squadra. La società ha stupito tutti nuovamente, pescando un tecnico sconosciuto dalla periferia nord est d’Europa, che prima in Germania nelle serie minori, e poi in Polonia nel massimo campionato ha sempre fatto bene, portando in essere il suo credo e la sua filosofia di gioco, di stampo dominante e pure vincente. Certo, sempre di campionati minori stiamo parlando, e perciò i benefici del dubbio sono d’obbligo. Il classico allenatore che in serie A ha tutto da dimostrare, i primi commenti che si sono elevati all’unisono da parte degli addetti ai lavori italici, dall’alto della presunzione che nel belpaese siamo tutti depositari dell’università della tattica, e che gli altri da noi possano solo imparare qualcosa senza insegnare nulla. Da una parte ciò corrisponde a verità, tuttavia in Italia siamo anche maestri a complicarci la vita da soli, complicando il gioco del calcio, imbottendolo di paure e strategie difensive, cancellando ogni velleità legata alla bellezza dello stesso. Gli ultimi europei, di fatto, non hanno restituito una buona immagine del calcio italiano, anche se a guidare la nostra selezione vi era uno degli esponenti universalmente riconosciuti come un Vate in tal senso; va altresì considerato che parimenti ad aver fatto piuttosto bene sono state altre nazionali condotte proprio da tecnici del bel paese. Insomma, non tutto ciò che viene dall’Italia in termini calcistici è oro, e non tutto ciò che viene da fuori è immondizia.
Il rischio che, dopo le prime battute sul nuovo tecnico, la squadra bianconera diventasse il meme di se stessa, si è sfiorato quando il buon Kosta Runjaic ha deciso di allenare i suoi ragazzi con dei palloni grossi come palle da fitness, e sinceramente guardando quella sessione di allenamento c’è chi ha sorriso e chi ha mentito. Devo dire che pure il sottoscritto non può nascondere che un certo ghigno si sia aperto tra le labbra. Ma, alla fine della fiera, dopo un mercato in cui pare che i Pozzo abbiano pure ascoltato Runjaic più di qualunque altro allenatore mai passato di qua ( vedi l’acquisto di Kalstrom), dopo che Gino Pozzo ha inanellato più presenze alle amichevoli precampionati (e alle sedute in ritiro) che non nelle precedenti 16 stagioni, e soprattutto dopo che il Vecchio Patron Giampaolo, aveva chiosato il giorno dopo la fortunata salvezza di Frosinone spendendo la parola ” vergogna” tra una sciabolata e l’altra di bollicine, dopo tutto ciò, cosa si è visto e come è cambiata l’Udinese in tutte queste lunghe settimane?
Guardando il match di venerdì, giocato alle 18.30 del 9 Agosto a 31 gradi, contro uno sparring di serie C certo molte e definitive conclusioni non si possono trarre di certo, ma qualcosa è balzato all’occhio.
Il 3421 del tecnico mitteleuropeo è parso subito abbastanza corto, mobile e fluido, nel senso che si è cercato di coinvolgere molto Thauvin all’impostazione, facendolo retrocedere parecchio più del solito, con i due centrali di centrocampo Lovric e Payero a scavalcarlo sovente in avanti, alla ricerca dello scarico. GLi esterni hanno cercato di rimanere alti, trainando su tutta la linea difensiva. Il pressing immediato nel recupero palla una volta persa (sempre cercando ricami nello stretto) portato dai 2 uomini più vicini alla palla; la suddivisione dell’area tra i tre del tridenti ogni qualvolta un cross partiva dal fondo, con 2 attaccanti ad attaccare i due pali e il terzo il dischetto dell’area di rigore, come insegnano nelle accademie; Il pressing, non è stato ne asfissiante ( con questo caldo era difficile aspettarselo) ne collettivo, ma finalizzato al primo recupero palla, e in caso di insuccesso, veloce fuga dietro la linea della stessa. In tutto questo senza mai disdegnare il lancio lungo specie a cambiare campo sull’esterno che partiva ( fatto almeno 6 volte nel primo tempo ) o l’attacco alla profondità di Lucca. Ecco, l’azione del primo gol è partita proprio da un lancio per lo spilungone piemontese, lo scarico all’indietro, la sponda di Kamara ad innescare Brenner nel mezzo spazio, quindi l’1-2 con Thauvin e la meta in porta. Rujnaic in panchina ha esultato, non solo perchè era il gol che sbloccava una situazione che stava diventando ingarbugliata (l’Avellino chiudeva bene gli spazi e ripartiva) ma perchè pareva il coronamento di qualcosa provato e ricercato in allenamento. In questo contesto mi è particolarmente piaciuto Lovric nelle vesti di Play: bravo a recuperare palloni, condurli, aprire il gioco e verticalizzare. La partita si è poi aperta nella ripresa quando l’Avellino non aveva gamba e fiato per mantenere le stesse distanze, e con spazi più dilatati la maggiore qualità friulana è emersa. Il 2 a 0 all’alba della seconda frazione aveva già determinato le sorti del match.
Spazio quindi a qualche cambio ma dei nuovi solo Kalstrom ha fatto capolino, palesando idee chiare, fisico e ricerca continua dei passaggi taglia fuori in mezzo. Bene Davis, che è ripartito da dove aveva finito. Bene il fatto che abbiano segnato tutte le punte.
In attesa di vedere i volti nuovi, si può dire che questa squadra è quasi completata. Evidentemente manca un titolare con maggiore qualità sulla fascia destra, per il resto, trattenendo ( si spera) Bjiol e Perez dietro, direi che si potrà solo che sfoltire i tanti petali che affollano la rosa nel reparto avanzato, laddove Success pare ai saluti, visto che un certo Nino Maravilla sta per fare il suo ritorno a casa. La mano del tecnico si è intravista quindi. Aspettiamo avversari alla pari certo, e l’impiego anche dei nuovi. Qualcosa manca, come detto, ma qualcosa si è pure già visto. Di solito queste partite innaugurali della Coppa Italia hanno sempre nascosto insidie, restituito eliminazioni e figure barbine. Lo scorso anno il Catanzaro palleggiò in faccia all’Udinese di Sottil per tutto il primo tempo, prima di soccombere fisicamente ad uno scatto fuori categoria di Beto. Quell’Udinese prevalse con il fisico più prestante; oggi l’Udinese è prevalsa con il gioco, e questo è già un bel punto di partenza.
Paolo Blasotti