Home » Botte e botti: il Napoli si prende la gloria, l’Udinese recupera la dignità

Botte e botti: il Napoli si prende la gloria, l’Udinese recupera la dignità

In una notte che si conclude con i festeggiamenti per il meritatissimo terzo scudetto partenopeo, il teatro dello Stadio Friuli funge da platea per una gara che è durata circa 60 minuti
Monica Tosolini

In una notte che si conclude con i festeggiamenti per il meritatissimo terzo scudetto partenopeo, il teatro dello Stadio Friuli funge da platea per una gara che è durata circa 60 minuti, il tempo utile ad Osimhen, alias il mostro a tre teste così come ribattezzato da Spalletti, di riprendere la gara che vedeva il Napoli in svantaggio, e garantirsi il risultato minimo per raggiungere la matematica certezza della vittoria del tricolore. L’Ultima mezz’ora è stata l’applicazione di un atto di non belligeranza tra le due squadre che a livello sportivo avevano ottenuto quanto auspicato alla vigilia: la gloria per la squadra di Spalletti, la credibilità e la dignità per quella di Sottil, concetti questi messi un po’ in discussione dopo l’ultima scialba prova di Lecce.

L’Udinese ha sfoderato una prestazione in linea con quelle che l’hanno vista sempre vincitrice contro le altre big passate per l’arcata del Friuli (Inter, Roma, Milan ) e tornate a casa con le pive nel sacco. Le pive il Napoli non le ha riposte nel sacco ieri sera, anzi le ha sfoderate per inneggiare canti di gloria e giubilo, beh in realtà è stato sfoderato anche altro ma ne parleremo dopo. Dicevamo il Napoli non è stato battuto ma la squadra di Spalletti ha fatto pure lei i conti con le motivazioni delle quali l’Udinese riesce a farsi carico quando affronta le big, scaricando sul campo: qualità, applicazione, ferocia e agonismo fisico, insomma tutti gli ingredienti che questa squadra possiede in sommo grado, ma che non sempre ha sfoderato. E’ vero che il Napoli arrivava da un periodo poco brillante, ma è pur vero che si è presentato a Udine con l’imbarazzo della scelta nella formazione iniziale, mentre Sottil si presentava ancora disalberato dei suoi tre tenori offensivi, e quindi con un’Udinese monca davanti.

Questa contingenza offre ancora maggior spessore alla prestazione sfoderata ieri sera, al punto da avanzare anche rimpianti per quei punti lasciati per strada al culmine di prestazioni non all’altezza, specie nelle ultime settimane, su tutte quella di Lecce. Compattezza tra i reparti, aggressione sull’uomo a tutto campo, raddoppi puntuali, preventive applicate a regola, e palleggio, con queste armi l’Udinese ha sorpreso un Napoli confuso e poco lucido nella prima frazione; Kvaraskhelia costantemente raddoppiato da Ehzibue e Becao nel primo tempo non riusciva a foderare i suoi ancheggi ubriacanti, Osimehn non riusciva ad attaccare la profondità come avrebbe voluto, rendendosi pericoloso solo sui piazzati e qui il nomignolo di mostro a tre teste coniato da Spalletti trova la sua interpretazione: anche contro il gigante Bjiol che di testa le prende sempre tutte, è riuscito un paio di volte a trovare il tempo e lo spazio per colpire di testa e mandare a lato di un soffio prima ed impegnare Silvestri dopo (seppur in fuorigioco).

A volte sembra che sia davvero la palla che cerca la testa del mostro nigeriano e non viceversa. Al di la di quello però per tutto il primo tempo il Napoli è stato un rantolo di rabbia che ha dovuto ricacciare in pancia l’urlo liberatorio di un gol che avrebbe spianato la via del trionfo, mentre la manovra in uscita dell’Udinese è stata lucida e velenosa quando si è dipanata tra i piedi dei difensori, passando da Walace ai quinti fino agli inserimenti fondamentali (vista la mancanza di punte ) delle mezze ali Lovric e Samardzic. Il gol dello sloveno è perfetto nell’esecuzione, ma lo è altrettanto nella preparazione, con l’azione che nasce a destra con Ezhibue e muore a sinistra con Udogie che serve l’accorrente Lovric. Da quinto a quinto con l’inserimento della mezz’ala: signore e signori il calcio di Sottil !

Schema questo visto e rivisto più volte quest’anno a testimonianza che il tecnico di Venaria Reale ha plasmato un’identità tattica in questo suo primo anno all’Udinese. La sua mano si vede e si è vista insomma. Pretendere di più ieri sera era francamente difficile. I cambi dalla panchina latitavano e regalare tanti titolari a questo Napoli al completo, seppur non al top, non è una passeggiata di piacere.

Alla fine dal punto di vista sportivo l’Udinese ha guadagnato un punto che le permette di rimanere in scia e a toccata di mano delle numerose pretendenti per l’ottavo posto che stazionano a 2 o a 3 punti da lei, traguardo insomma ancora possibile, mentre il Napoli come detto ha guadagnato l’accesso al paradiso.

Quello che è avvenuto al fischio finale, o addirittura qualche secondo prima, è invece qualcosa che le nostre memorie a questa latitudine, avevano quasi dimenticato, vissuto si in epoche lontane ma archiviate nei meandri più profondi nella mente, un qualcosa che invece le ​ generazioni più giovani non hanno, per fortuna, mai avuto modo di assistere. Non voglio dilungarmi e intervenire sulle modalità gestionali dell’ordine pubblico ma rimane assai svilente di come rimanga difficile per alcuni soggetti limitarsi a festeggiare la propria squadra senza avere la necessità di sfoderare ritorsioni o togliersi sassolini dalle scarpe in faccia ai supporters rivali, ben consci di essere “ospiti” in casa d’altri, invitati ad un festa nella quale sono si i festeggiati ma senza avere le istruzioni sociali e civili per viverla da persone sportive ed educate. Lo stadio non è un ricreatorio di ragazzini si sa, ma un catino che ospita persone di ogni estrazione sociale e tinto con i colori degli ultrà che ne rappresentano nel bene e nel male uno spicchio importante, un cuore pulsante, che si, arde di passione ma che si avvelena facilmente. Uno spicchio intriso delle proprie regole e codici che in determinate situazioni, se non controllate a dovere, trovano la loro applicazione-azione con le modalità più barbare.

Quello di Udine è uno dei pochissimi, se non l’unico, stadio senza barriere in Italia. Una condizione che il tifo friulano si è conquistato in anni di irreprensibile condotta in ogni situazione sportiva venutasi a palesare. Concedere che la gioia partenopea tracimasse in campo è stata forse un errore della macchina organizzativa, quello che poi è accaduto a rimorchio, un’inevitabile conseguenza. E’ quindi un peccato che lo Stadio Friuli, da tempo incensato come impianto a misura di famiglia, sia balzato agli onori delle cronache che esulano l’aspetto sportivo, come è un peccato che il manto erboso, votato il migliore del campionato lo scorso anno ( e in lizza anche quest’anno per il medesimo trofeo) sia stato vandalizzato in quel modo.

Lunedì si giocherà Udinese Sampdoria, con un campo erboso che ad ora presenta le cicatrici di una guerra, con la rete della porta sud oggetto di refurtiva da parte dei festanti tifosi, e con i conseguenti provvedimenti della giustizia sportiva che non tarderanno ad arrivare. Trovo tutto ciò estremamente aberrante! Un’occasione di festa rovinata come al solito da una minoranza del tifo che ieri ahimè si è fatta sentire con note stonate ed incresciose. In un attimo tutta la tensione accumulata in settimane di proclami, da ambo le parti è esplosa come una pentola a pressione.

Di mezzo la macchina organizzativa che ha concesso forse troppo a chi doveva festeggiare fidandosi fin troppo del buon senso, che in uno stadio di Calcio purtroppo non è sempre di casa.

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia