L’Udinese sfodera al Maradona una prestazione intrisa di: coraggio, abnegazione, spirito di sacrificio e sfrontatezza. Lo fa con un canovaccio tattico che ricalca quello visto contro il Venezia: difesa a 4, sebbene con Kristensen terzino adattato, due punte, due centrali, con il recupero di Karlstrom, che in un centrocampo a 2 si esalta, e due esterni di centrocampo Atta a sorpresa ed Ekkelenkamp chiamati ad un lavoro di allineamento in fase di non possesso per un 442 lineare per venire dentro al campo in fase di possesso per un 4321, con Ekkelenkamp che si alza parecchio.
532 messo in naftalina quindi, almeno per ora, con tutti i benefici che se ne possono trarre. Una squadra impostata quindi sugli inserimenti di Ekkelenkamp, e sull’aggiunta di un palleggiatore in più come Atta, molto bravo a districarsi con il pallone tra i piedi, utili anche per le uscite dal basso, tanto difficili da gestire con i 5 difensori puri.
L’Udinese vista al Maradona in questa veste tattica, ha nobilitato ancor di più il ruolo di Karlstrom, dispensato dal doversi abbassare troppo a prendersi il pallone come richiesto da vertice basso nel 532; l’impostazione tattica prevedeva appunto la salita dei due terzini, con i due centrali di difesa Bjiol e Solet all’impostazione (quando hai uno dai piedi e dalla personalità come l’ex Salisburgo hai gioco facile ad impostare) Karlstrom è riuscito a gestire il pallone più a centrocampo, riuscendo a fare il suo solito doppio lavoro di interdizione, andando ad interrompere le linee di passaggio, che di impostazione, anche di prima, come in occasione del gol del pari di Ekkelenkamp, nato da una sua verticalizzazione di prima dalla trequarti.
Dell’atteggiamento tattico è stato detto. Ma di quello mentale? L’Udinese è partita pronti via con 6 giocatori sopra la linea della palla, ad attaccare lo spazio, con un rilancio lungo, e non un retropassaggio, di modo da ottenere subito un corner con il quale Thauvin ha bussato alla porta di Meret, facendo capire a tutto lo stadio che l’Udinese non era scesa alle pendici del Vesuvio in gita.
L’atteggiamento conta, conta eccome. L’atteggiamento però è figlio anche dell’impostazione tattica e dalle caratteristiche degli uomini in campo. Un difensore in meno, un palleggiatore in più, ed è chiaro che l’imbarazzo nella gestione della palla diminuisce; poi ripeto se uno dei 4 difensori si chiama Solet, che dispone di piedi da centrocampista ( di lusso non ordinario tra l’altro) beh tutto diventa più facile. Runjaic ha osato, insomma, a modo suo si intende. Magari per i più puristi osare veramente sarebbe stato inserire un Bravo o Sanchez e non un Ekkelenkamp, di modo da avere 3 punte pure, ma il compito di Atta e dell’Olandese volante in questo spartito tattico hanno rappresentato l’ago della bilancia. Il loro compito in fase di non possesso era quello di allargarsi e raddoppiare sui temibili esterni del Napoli : Neres da una parte e Politano dall’altra. Il 442 in fase di non possesso offre ottima copertura, perchè le ali avversarie hanno sempre a che fare con il costante raddoppio, e così facendo il Napoli è stato di molto limitato sulle fasce. Neres è scappato un paio di volte a Kristensen nel primo tempo, ma alla fine l’ottimo lavoro di cooperazione del gruppo ha permesso di ridurre i rischi al minimo, e solo una volta Neres è riuscito ad imbucare Politano per un taglio con inserimento in diagonale nel primo tempo, liberandolo al tiro. Per il resto, con un Lukaku francobollato da un sontuoso Solet, il Napoli si è reso più pericoloso con gli inserimenti centrali di Mc Tominay soprattutto e Anguissa, dominanti in questo contesto tattico.
Il gol è nato sugli sviluppi di un corner, dove la marcatura a zona è crollata di fronte al terzo tempo dello scozzese ex Man Utd, che ha saltato in testa a Kristensen ( che è alto 1,96 bene ricordarlo). L’Udinese non si è persa d’animo e ha reagito subito. L’azione del pari è un concetrato di qualità, perseveranza e recupero palla alto, con Karlstrom, come detto sopra, ad alimentare di prima l’azione per Ekkelenkamp. Il gol poi, è stato un’autentica invenzione dell’olandese, alla sua prima marcatura in stagione. Runjaic è stato ancora più sfrontato nella ripresa, quando il Napoli di Conte, molto più sbilanciato in avanti, dopo i vari cambi, con 4 punte, svuotando il centrocampo, ha inserito Bravo in luogo di Atta ed Ehizibue per Solet: per una manciata di minuti si sono visti in campo Bravo, Thauvin, Lucca ed Ekkelenkamp, e comunque anche dopo l’uscita dell’olandese volante, in luogo di Zarraga, l’Udinese ha chiuso con tre punte pure, e guadagnato i minuti finali con il possesso palla, come una grande squadra, limitando veramente al minimo i rischi e i pericoli. La dimostrazione insomma, che come si andava dicendo da un pò, il 532 non regala alcun equilibrio tattico (due gol a partita di media presi) e che con una difesa a 4, o meglio con un 4321 pur se con un un’interpretazione particolare da parte del mister, la squadra, con un palleggiatore in più e un difensore di meno, crea di più e rischia di meno, perchè si sa, la miglior difesa alla fine è l’attacco.
In queste due partite dove è stato adottato il modulo appena esposto, sono stati subiti 3 gol di cui 2 da corner (quindi che poco c’entrano con il modulo, di cui uno su errore di Sava) mentre l’altro da calcio di punizione, e pure in tale circostanza il vestito tattico c’entra praticamente 0. Il conto dei gol fatti è di 4, quindi con saldo positivo. Una coincidenza? Io non credo.
Dopo aver rimarcato i tre migliori in campo, per il sottoscritto, e li cito in ordine di reparto: Solet, Kalstrom e Thauvin, ci tengo ad auspicare che il cambio della rotta possa essere finalmente definitivo. Mancano praticamente due vittorie per essere salvi, e potrebbero arrivare immeditamente visto il calendario che vede l’Udinese affrontare Empoli e Lecce in serie. Poi sarà la volta del Parma; un trittico che dirà molto sul futuro anteriore di questa squadra; dirà se saremo già salvi a fine Febbraio, o se dovremo attendere metà Marzo, ma sarebbe un vero peccato se si dovesse scollinare di un mese. Queste tre gare rappresentano una vera prova del nove, per una squadra che già in passato con le grandi ha fatto bene per poi ricadere sempre in partite anonime contro le successive provinciali. Il nuovo canovaccio tattico, che si spera possa essere quello definitivo, potrebbe e dovrebbe ovviare a ciò, per andare avanti… con coraggio!
Paolo Blasotti