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Zeman: Ripartire così non ha senso

Sintentico ed efficace, come sempre. Szdenek Zeman alla Gazzetta dello sport ha commentato in maniera lapidaria la situazione attuale.
Monica Tosolini

Sintentico ed efficace, come sempre. Szdenek Zeman alla Gazzetta dello sport ha commentato in maniera lapidaria la situazione attuale. Partendo dal concetto ovvio che il calcio, come tutto lo sport, in questi mesi gli è mancato. Ma, osserva, non è assolutamente favorevole alla ripresa: “Per me si dovrebbe ripartire solo quando tutto diventa chiaro, e oggi non lo è. Tutti aspettano le scelte del governo sul calcio. Ma non è il governo a decidere, è il virus. E se non se ne va, per me non ha senso ricominciare”.

E ha poi spiegato: “Il calcio è un’industria particolare perché genera più debiti che ricavi. Vale la pena rischiare per limitare i debiti? Da tempo conta più il business di tutto il resto. Ma se si deve giocare senza pubblico, per me il calcio non ha senso”.

Serviva il Covid per capire che il calcio è pieno di debiti e che se non viene pagata una rata dei diritti tv, il sistema rischia di finire gambe all’aria? “Si sapeva anche prima e vuol dire che il calcio è gestito male. Si spende molto più di quanto sia possibile. E non è neanche detto che se le tv pagheranno l’ultima rata questo salverà quei club sempre sull’orlo dei libri in tribunale”.

Tifosi: le Curve non vogliono ripartire. Per interesse? “Non credo, penso che vorrebbero vedere il calcio dal vivo e purtroppo oggi non è possibile. Se si riprende solo per i diritti tv e per recuperare qualche soldo, è normale che ci restino male”.

Taglio degli stipendi: giusto contribuire a questo momento di difficoltà? “Si, penso sia giusto. Leggo che molti giocatori e tecnici si sentono sfruttati. Credo che questo mestiere andrebbe fatto con più amore, mentre la maggior parte guarda solo ai soldi”

Qualora si dovesse ripartire, quanto ritiene difficile per un club mantenere un gruppo in sicurezza per mesi tra allenamenti, partite e trasferte? “Sono scettico: il calcio è uno sport di contatto. Nella vita dobbiamo camminare con una mascherina a più di un metro di distanza, nel calcio non si può fare. Sa qual è la cosa che fa più spesso un calciatore durante una partita? Sputare, la cosa più pericolosa”.

Alcuni protocolli stranieri vietano di sputare. “È ridicolo, non si sputa per il gusto di farlo, chiunque fa sport sa che la bocca si impasta, ci sono problemi di salivazione”.

Altro tema: si riparte, ma se c’è un contagiato ci si ferma… “Una spada di Damocle. È un’utopia pensare che con tanta gente impegnata non si infetti nessuno: normale che possa accadere. E’ avvenuto durante il lockdown figuriamoci adesso”.

Parliamo delle difficoltà di rifare la preparazione. “Quello è l’ultimo dei problemi: le squadre non la fanno più neanche in estate, si allenano 5 giorni e poi cominciano i tornei in giro per il mondo. Per me il campionato se si riparte è falsato: hanno approvato pure i cinque cambi, ma le regole non si cambiano in corsa”.

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