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Stadi riaperti ai tifosi: obiettivo marzo

L'argomento non è all'ordine del giorno per ragioni ovvie, considerando i numeri della pandemia, ma una previsione c'è.
Monica Tosolini

L’argomento non è all’ordine del giorno per ragioni ovvie, considerando i numeri della pandemia, ma una previsione c’è. Ambiziosa, ottimistica, che suona quasi come una speranza: i tifosi negli stadi a marzo o, se la situazione dovesse migliorare sensibilmente, nella seconda metà di febbraio. Come scrive La Gazzetta dello Sport il ministro dello Sport ha affrontato la questione delle aperture sportive con il Cts, un confronto per ora ancora interlocutorio, ma all’ordine del giorno c’è prima di tutto il tema delle palestre e piscine. E solo dopo, si parlerà di stadi e di palazzetti. Tuttavia, l’inizio delle vaccinazioni, combinato con una discesa della curva dei contagi, è uno scenario che potrebbe avviare una road map verso la riapertura.

NO AL MODELLO INGLESE – L’impostazione italiana è stata quella di non procedere a macchia di leopardo, il modello che ha invece scelto l’Inghilterra, che ha diviso il Paese in tre. Si va da un tetto di quattromila spettatori per la zona 1, l’area dove la situazione è meno grave, alla stazione intermedia di duemila presenze per la numero 2, fino allo zero della 3, la nostra zona rossa per intenderci, dov’è finita pure Londra. In Italia, l’idea di una riapertura «sparigliata» non ha mai convinto. Meglio puntare su una riapertura generalizzata: all’inizio si parlerà di poche migliaia di spettatori, ma non sarà una presenza simbolica.

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