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Parma: la società torna ad essere italiana al 100%

Il Parma calcio torna ufficialmente a essere di proprietà italiana. Con l'uscita di scena della compagine sociale Link International, in mano al magnate cinese Jiang Lizhang, il club ducale torna interamente in mano a Nuovo Inizio.
Monica Tosolini

Il Parma calcio torna ufficialmente a essere di proprietà italiana. Con l’uscita di scena della compagine sociale Link International, in mano al magnate cinese Jiang Lizhang, il club ducale torna interamente in mano a Nuovo Inizio, la società che riunisce i sette imprenditori parmigiani (Barilla, Dallara, Del Rio, Ferrari, Gandolfi, Malmesi e Pizzarotti) che hanno rifondato la squadra nel 2015.

Ora il capitale sociale del club di calcio risultata di proprietà di Nuovo Inizio per il 99% e di Parma Partecipazione Calcistiche, che riunisce l’azionariato popolare, per l’1%. Il comunicato pubblicato dalla società emiliana spiega che:

L’azzeramento della quota di Link è conseguenza del mancato versamento del capitale entro la mezzanotte di venerdì 31 Gennaio, a seguito di un’ampia finestra di adempimento (50 giorni rispetto ai 30 di legge) concessa alla società asiatica. Il 12 dicembre scorso, in base alla delibera dell’Assemblea Notarile Straordinaria, Nuovo Inizio aveva infatti versato l’intero aumento per un totale di 9 milioni di euro tra capitale e sovrapprezzo, in parte anche in nome e per conto di Link, con una condizione risolutiva espressa che prevedeva l’azzeramento della quota di Link, in caso di mancato versamento della stessa nei 50 giorni successivi”.

Il presidente di Nuovo Inizio, Marco Ferrari, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

“Prendiamo atto della mancata sottoscrizione e versamento del capitale da parte di Link entro i termini prestabiliti. Nei giorni scorsi ci hanno contattato, sostenendo di non poter adempiere a causa di un giorno di extra festività bancaria, istituito dal Governo in seguito all’emergenza sanitaria in Cina. Abbiamo un profondo e totale rispetto per la difficile situazione in Cina, ma Link avrebbe potuto e dovuto adempiere sin dal 12 dicembre scorso, avendo goduto di termini più lunghi rispetto ai 30 giorni previsti dalla legge. Inoltre la società è domiciliata e soggetta alle leggi di Hong Kong, da dove ha sempre gestito ogni operatività bancaria. Il sistema finanziario di Hong Kong ha funzionato regolarmente; non c’è stato quindi alcun ragionevole motivo che possa giustificare un inadempimento rispetto alle scadenze e alle norme di legge”.

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