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Diaconale attacca la Juve: Vuole lo scudetto d’ufficio per pensare alla Champions

Giorno nuovo, attacco nuovo. Il direttore della comunicazione della Lazio, Arturo Diaconale, è tornato per l'ennesima volta sulla questione campionato, attaccando direttamente la Juventus: "Vogliono lo scudetto d'ufficio per dedicarsi solo all...
Monica Tosolini

Giorno nuovo, attacco nuovo. Il direttore della comunicazione della Lazio, Arturo Diaconale, è tornato per l’ennesima volta sulla questione campionato, attaccando direttamente la Juventus: “Vogliono lo scudetto d’ufficio per dedicarsi solo alla Champions”. Diaconale non ha risparmiato anche il Ministro dello Sport Spadafora: “Non conosce il ruolo del calcio nell’economia e nell’immaginario collettivo del Paese”.

Il portavoce della Lazio sta affidando al proprio profilo Facebook le riflessioni sul momento complicato del calcio in generale, non risparmiando attacchi vari sulla questione ripresa del campionato o meno. Nel mirino Juventus e Inter, le dirette concorrenti della Lazio per lo Scudetto, ma in questa occasione Diaconale se l’é presa con i bianconeri: “Le polemiche per spiegare che il legittimo interesse della Lazio a finire regolarmente il campionato non nasce dalla pretesa di vincere lo scudetto a tavolino, ma solo dalla speranza di poterlo conquistare sul campo e per rilevare come questo interesse abbia la stessa legittimità di quello di chi vorrebbe annullare il campionato in corso o per avere lo scudetto d’ufficio e potersi dedicare solo alla Champions o per evitare una rovinosa retrocessione”.

Diaconale poi si è rivolto anche al Ministro Spadafora, definito “inconsapevole”: “Le polemiche nei confronti di un inconsapevole ministro che non conosce il ruolo del calcio nell’economia e nell’immaginario collettivo del Paese. Ma soprattutto le polemiche per interrompere quella vulgata politicamente corretta e frutto di interessi precisi che tende a dipingere sempre e comunque Lotito non come un imprenditore che ha costruito negli anni una società sana ed una squadra competitiva recuperandola da una condizione drammatica e fallimentare, ma una sorta di diavolo del calcio nazionale che si permette di mettersi di traverso ai potenti per eredità, censo o grande presenza mediatica e che per questo va relegato nell’inferno fasullo ed ipocrita dei presunti cattivi”

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