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De Zerbi: “Non vorrei giocare contro il Milan, club tra quelli che hanno fatto il colpo di stato”

Alla vigilia della gara con il Milan, mister De Zerbi ha voluto dire la sua sul progetto della Superlega.
Monica Tosolini

Alla vigilia della gara con il Milan, mister De Zerbi ha voluto dire la sua sul progetto della Superlega. Canalesassuolo.it ha ripreso integralmente il suo intervento: “Sono molto toccato e arrabbiato. Ieri prima dell’allenamento abbiamo parlato con la squadra della situazione. È normale parlare di ciò che ci circonda, come si fa a scuola quando si ferma il programma per parlare di attualità. Ho detto il mio pensiero. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di Stato. Questo episodio è un colpo di Stato nel calcio, nei contenuti e nella modalità. Il calcio è di tutti ed è meritocratico. Nella modalità perché potevano farlo alla luce del sole invece di fare comunicati a mezzanotte, congiunti, tirando fuori un sito nuovo. È come se qualcuno volesse porre le bandiere in un posto sottratto a qualcun altro. Questo comportamento lede il diritto del più debole, al quale impedisci di crearsi la strada. È come se il figlio di un operaio non possa in futuro sognare di poter fare il dottore o l’avvocato. È una cosa che mi urta i nervi. È come se dicessero: ‘il pallone è mio, gioco io, lo porto via’. Come all’oratorio. Ma è finito il tempo dell’oratorio. Il calcio ha un ruolo sociale diverso dal basket, dal rugby e dagli altri sport. È così per l’Italia e per l’Europa. Fare una SuperLega di squadre dove loro decidono chi entra e chi sta fuori toglie l’essenza del calcio. Quest’anno siamo partiti con questa società e questi giocatori con il sogno dell’Europa, poi forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo. Però qualche risultato lo abbiamo fatto. Qua non si tratta di dire la propria opinione ma di metterci la faccia. Se questo è il calcio moderno, è una roba che non rispetta l’uomo. Si parla del lato economico, ma lì è loro che devono farsi delle domande. Non ci interessa se quelle squadre sono indebitate. Sono orgoglioso di essere parte di questa società, perché ragiono come loro. E la società ragiona bene. Il Sassuolo a gennaio era quarto in classifica, ci è arrivato sul campo. Tra l’altro mettendo in mezzo diverse squadre anche squadre più forti, con budget più alti e giocatori più importanti. A gennaio avremmo potuto rinforzare la squadra ma non ho fatto nemmeno mezza riunione con Carnevali. Perché sapevo quali problemi sta attraversando il mondo del calcio. Non ho avuto mezza richiesta per rinforzare la squadra. Questa scelta l’abbiamo anche pagata. Io non capisco. Se tutte queste squadre sono indebitate sono loro a doversi fare domande su come hanno gestito le proprie aziende. Queste società sono gestite da potenti, prepotenti ma non per questo debbono farla pagare alle piccole società che fanno le cose per bene. Ai giocatori che sul campo sudano e sognano di potere andarsi a giocare la Champions in stadi importanti contro squadre prestigiose. È tutto sbagliato ed è giusto che ci si esponga”.

Poi lancia la bomba: “Domani non avrei piacere a giocare la partita perché il Milan fa parte di queste tre squadre. L’ho detto a Carnevali e ai miei giocatori. Poi se Carnevali mi obbligherà ad andare ci vado, ma sono rimasto male. Sono arrabbiato perché il calcio mi ha dato da mangiare per 40 anni ma anche io al calcio ho dato tutto. La questione va oltre il lavoro, oltre lo stipendio, va nella sfera dei valori, dei sentimenti, delle rivalità calcistiche italiane. Si sono scritte tante pagine su queste cose. Questo non mi piace. Cerco di combattere questo secondo i valori che mi hanno dato i miei genitori. In maniera forte. Non abbassando la testa o facendo finta di niente. Anche se questo può andare qualche mio interesse in futuro. È giusto che Klopp, Bruno Fernandes, i tifosi di Liverpool e City si espongano a questo, come noi. Questa è una pagina triste, grave, pesante. Può andare a rovinare il mondo che amo, che ho amato e per il quale mi son speso in tutto e per tutto”.

A finire possono essere i sogni: “Noi stiamo puntando a divertirci sempre, a vincere tutte le partite. Abbiamo fatto un anno pieno di ambizione, poi magari abbiamo sbagliato noi a porre l’asticella più in alto di quanto avremmo dovuto. Il bello del calcio è che uno sogna. Sono sempre stato tifoso del Brescia e il Brescia da piccolo me lo sognavo in serie A, poi in Coppa UEFA… Poi capisco che il calcio cambia e il mondo va veloce. Ma non è una giustificazione che se il mondo va veloce bisogna calpestare i più deboli e venir meno ai diritti delle persone, che poi formano le società”.

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