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Corriere dello sport: la favola di Meret senza lieto fine

Il Corriere dello sport racconta la storia di Meret al Napoli, iniziata come una fiaba e presto rivelatasi una illusione.
Monica Tosolini

Il Corriere dello sport racconta la storia di Meret al Napoli, iniziata come una fiaba e presto rivelatasi una illusione. Il portiere friulano, considerato un prodigio dallo stile ‘Buffon’, è arrivato a Napoli il 10 luglio 2018 ma già il giorno dopo si è fratturato il terzo medio dell’ulna sinistra ed è iniziato per lui una sorta di calvario. Scrive il quotidiano, che da allora “Sono volati via quattro anni di incomprensioni, di investiture e poi di bocciature, di (s)fiducia illimitata ma sino al prossimo errore, di costruzioni dal basso e distruzioni dell’anima: e in questi 1490 giorni che ormai sanno di niente, restano appena 93 presenze e troppe panchine, dure da sopportare. Meret e il Napoli non hanno nient’altro da darsi, forse neppure da dirsi: dopo Ospina arriverà sicuramente Sirigu, ormai atteso per le visite mediche che definiranno un acquisto annunciato da un po’; poi (probabilmente) sarà l’ora di Navas, che sa giocare con i piedi e si porta appresso la gioielleria del soggiorno nella quale c’è di tutto, persino tre Champions, e così si concluderà questo travagliato rapporto, gestito con lucida approssimazione, come se fosse una questione dei dirimpettai.

Meret dal Napoli è uscito presto, colpa di Lukaku verrebbe da dire, e poi è stato costretto a vivere nella diffidenza, societaria e anche ambientale, o nell’ombra di un amico-collega con personalità più spiccata, esperienza maggiore e una serenità interiore concessagli dalla comprensione. Meret è diventato un equivoco, una contraddizione, fondamentalmente un errore, perché il capitale (soprattutto) umano ne è uscito travolto e ora sta a lì a curarsi le ferite, aspettando che succeda finalmente qualcosa di nuovo. Ha il contratto che scadrà nel giugno del 2023, doveva firmare un rinnovo che è rimasto nel cassetto, sa che la porta del Napoli non è più quella di casa sua, quella che Ancelotti gli aveva spalancato prima che la sorte si mettesse immediatamente di traverso, e dunque gli toccherà decidere: firmare per un altro anno ancora, trovare un club che in prestito gli conceda la tranquillità per esprimersi; oppure no, starsene come nelle ultime quattro stagioni ad osservare silenziosamente, però stavolta dalla tribuna, e dover governare pure il conflitto d’interessi con la società. I bravi ragazzi non fanno volare gli stracci ma ormai non porgono più neanche l’altra guancia: e si sente già sbattere la porta, a pensarci bene”.

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