Home » Gazzetta dello sport, Bierhoff: “Milan, Giroud ha dato il segnale, i grandi vecchi servono sempre”

Gazzetta dello sport, Bierhoff: “Milan, Giroud ha dato il segnale, i grandi vecchi servono sempre”

Milan e Inter,con il Napoli, lottano per lo scudetto.
Monica Tosolini

Milan e Inter,con il Napoli, lottano per lo scudetto. La Gazzetta dello sport propone il derby tra le milanesi visto da Bierhoff e Veron. L’ex attaccante tedesco, approdato in rossonero dall’Udinese, ha parlato dell’importanza del centravanti ‘esperto’ come Giroud:

“Quando vinse lo scudetto con il Milan, Oliver Bierhoff aveva già compiuto 31 anni. I suoi compagni di reparto in rosa erano George Weah, 33enne qualche mese dopo, e Maurizio Ganz, coetaneo del tedesco. Erano tre prime punte, e con esperienza da senatori: «Un allenatore tedesco, Otto Rehhagel, diceva che non contano gli anni, ma la qualità nelle prestazioni», racconta Bierhoff parlando del suo passato ma pure dei centravanti del Milan di oggi.

Perché sono tornati di moda i veri nove, i veri centravanti come era lei? «Già qualche anno fa, con i nostri allenatori nelle accademie ci chiedevamo cosa sarebbe venuto dopo il tiki taka, il calcio stile Guardiola. Nei campionati, nella Champions, si vedeva che si tornava a giocare di nuovo con i cross e si cercavano di superare le difficoltà nel proporre il gioco di combinazione contro le squadre che difendono basso. Quindi riecco la necessità della punta centrale, che ti dà peso, la possibilità di lavorare con i cross e con qualche azione sul centro area per mettere in difficoltà le difese. Inoltre gli attaccanti centrali, come anche succede nel basket, adesso sono molto più mobili, più agili, vedi Ibra, hanno una qualità fisica diversa»

Perché si fa difficoltà a trovarli più giovani? «Anche a noi in nazionale manca una figura del genere, abbiamo perso il momento per farli crescere perché abbiamo puntato tutto sulla tecnica, sul gioco, e ci vuole un po’ di tempo. Il vero nove è un giocatore importante in ogni squadra»

Il Milan ne ha due: Giroud, preso come riserva di Ibrahimovic, adesso ha avuto un impatto importante sull’andamento della squadra. Si aspettava che avesse successo in Italia? «Sì, perché è un giocatore con grande esperienza, con qualità in area, si sa muovere, segna. Il calcio italiano lo aiuta: è più tattico e più organizzato ma meno veloce rispetto a Inghilterra o Francia, dove ci vuole più freschezza fisica, velocità. Anch’io ne ho approfittato, lo ammetto: sono convinto che non avrei fatto altrettanto bene in Inghilterra o in Germania. Si sviluppano altri spazi, altri movimenti. Il vostro calcio ama il “sistema”, chiamiamolo così, e da tradizione si apprezza la punta centrale. Si sapeva e si sa ancora come metterla bene in azione».

 Fino a che punto l’esperienza attenua l’età, la aiuta? «Serve a mantenere la calma, a sapere gestire le partite, finché però c’è tanta voglia e grinta. Sicuramente da giovane sei più aggressivo ma sei più emozionabile, soprattutto come attaccante. Se tu reggi fisicamente e hai voglia di far bene al servizio della squadra, l’età ti aiuta tantissimo, anche perché hai già vissuto certi momenti, soprattutto in match importanti come i derby».

Quali devono essere le caratteristiche che non fanno sembrare troppo stagionato un attaccante in là con l’età? «Muoversi negli spazi, avere sempre lo sguardo per il gol e una forza fisica negli spazi brevi più che in quelli lunghi. All’Europeo osservavo Ronaldo: non ha corso tantissimo, ma sapeva quando doveva andare, e quando andava era sempre in zona gol. E’ questa la forza di un giocatore con esperienza: sapere quando può o deve osare. Dare efficienza quando ci si muove».

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia