L’Udinese, chiamata a fare sua l’intera posta di Empoli, dopo 3 sconfitte di fila, porta invece a casa soltanto un punticino in rimonta. Per carità non che razziare tre punti al Castellani fosse impresa facile, essendoci riusciti solo il Napoli, con un rigore a dir poco dubbio, e l’Inter in superiorità numerica. L’Empoli di D’Aversa veleggiava a 15 punti, ora 16, in una situazione di classifica molto tranquilla, subito dietro all’Udinese e quindi più di qualcosa di buono aveva fatto vedere sin qui. L’Udinese rimane squadra però di caratura superiore, contenuto questo confermato anche dall’andatamento della gara di ieri sera, dove l’Udinese ha dominato in quasi tutti i numeri del match, possesso palla, tiri, corner etc, pur senza creare troppe occasioni da rete. Il rammarico rimane, soprattutto per come è stata preparata la partita. Assente Payero, il tecnico ha deciso di rimpiazzarlo con Zarraga, mantenendo l’assetto a una punta, Davis, con Thauvin di supporto. A mio giudizio, con il senno del prima, già in settimana avevo sentenziato che ci fossimo presentati in questo modo sarebbe stata una formazione volta alla gestione della partita più che formulata ad andare a prendersi i tre punti. Con il 3511 servono mezzali d’assalto, cosa che Zarraga non è per natura, essendo più un gestore di palla, e togliendo un incursore dal centrocampo, considerando che Thauvin tende ad abbassarsi per raccordare il gioco, va da se che le probabilità di lasciare Davis isolato davanti aumentano. Per tutto il primo tempo infatti si nota un’Udinese padrona del possesso palla, con un dominio anche fisico sulla gara, ma stitica all’atto di portare pericoli nella metà campo dell’Empoli, colpa anche, va detto, un Thauvin in serata opaca e un ritmo della manovra davvero compassato. La formazione che metti in campo dichiara per certi versi quelle che sono le tue intenzioni. L’impressione fin dai primi minuti è che l’Udinese volesse gestirla la gara, senza affondare i colpi. Onestamente, dopo 3 sconfitte, che gridano vendetta, e dopo 2 settimane a preparare la gara, al netto dei nazionali in giro per il mondo, beh uno si aspetterebbe ben altro. Sta di fatto che l’Empoli, squadra che per atteggiamento e disposizione tattica ricorda molto quella di Nicola dello scorso anno, aggredisce uomo su uomo l’Udinese, dispone di due centravanti, Colombo che si allarga di più e Pellegri più centrale, che spesso porta a spasso un Bjiol irriconoscibile, il quale concede all’ex enfant prodige del Genoa tante sponde, e di conseguenza si aprono voragini alle spalle del centrale sloveno. La traversa di Colombo, un cross sbagliato a dire il vero, e il tiro innocuo di Cacace, nascono proprio da queste letture sbagliate di Bjiol che in parte ha responsabilità pure sul gol del vantaggio dei padroni di casa. In questo caso le colpe vanno suddivise tra più interpreti. Sul rinvio di Okoye, Davis perde il duello aereo, Ezhibue arriva secondo sul rimbalzo, Lovric si perde l’Uomo, e Pellegri, servito sui 18 metri, viene circondato da Kalstrom, Bjiol e Tourè, ma nonostante ciò riesce comunque a girarsi, sapendo bene dov’è la porta, e a scagliare un tiro preciso ma non irresistibile che pure Okoye riesce colpevolmente, a mio avviso, solo a toccare. Insomma, il gol che sveglia dal torpore l’Udinese è arrivato. Una volta sotto l’Udinese ci ha provato ad alzare i ritmi ma la produzione offensiva è rimasta per tutto il primo tempo abbastanza scarsa, ridotta solo ad un tiro di Thauvin da dentro l’area. Runjiac compie una rivoluzione a inizio ripresa, proponendo la tanto chiacchierata difesa a 4, togliendo un difensore, Giannetti, inserendo Lucca modificando il modulo in un più offensivo 4312 con Thauvin alle spalle delle punte. L’Empoli non uscirà più dalla sua metacampo. L’Udinese riesce a prendere ancora più saldamente le redini del match, con un dominio territoriale a tratti sovverchiante (70% di possesso palla) a fronte però di una produzione offensiva minimal, grazie al catenaccio empolese e ad un ritmo nel giro palla solo di poco superiore a quello da sbadigli del primo tempo. Il pareggio è poi arrivato su una palla inattiva, su un corner finalmente battuto come Dio comanda, cioè alto, e non basso, visti tutti gli spilungoni che ogni volta si presentano in area a saltare, e Davis che incorna di giustezza un sacrosanto pari. L’Udinese ha il merito di crederci fino alla fine e di provare a vincerla. Ekkelenkamp e Atta portano più qualità e imprevedibilità alla manovra, ma l’Empoli è squadra arcigna, in casa concede poco, le polveri bianconere sono un pò bagnate, e un Bravo in panchina a sostituire un opaco Thauvin non c’è per scelta tecnica (anche questo fa pensare non poco ), così che Runjiac inserisce solo nel finale il redivivo Brenner. Che dire, 2 punti buttati. 2 punti buttati poichè l’Empoli si è dimostrato ben poca cosa, oltre ad una coriacea difesa posizionale. L’Udinese avrebbe dovuto, a mio avviso, scendere in campo con più peso in avanti. Il 3511 ha senso se hai delle mezzal i d’assalto. Se te ne manca una, o provi a rimpiazzarla con Ekkelenkamp, il quale dispone delle caratteristiche giuste per inserirsi in maniera ferale nell’area avversaria, giostrando un pò da mezzala un po da trequartista, offrendo il suo contributo al pari di Lovric, oppure inserisci una punta in più. Non si capisce come l’inserimento di Zarraga avrebbe potuto giovare alla produzione offensiva e al ritmo di gioco. Rimane poi in sospeso la questione del doppio centravanti. E’ difficile lasciare in panchina uno tra Lucca e Davis, tenendo presente che Thauvin è imprescindibile, in panchina rimarrebbero ancora carte da giocare per cambiare in corso d’opera. Se devo rinunciare ad una punta allora il centrocampista in più mi deve garantire inserimenti, giocate in avanti e imprevedibilità. Zarraga, con tutto rispetto, dispone di ben altre caratteristiche. Rinunciare ad una punta per lo spagnolo personalmente pare di difficile comprensione. Se poi anche Thauvin è in cattiva giornata, come ieri, può capitare, ci sarebbe anche Bravo da spendere, e qua si arriva alla scelta tecnica di lasciarlo a casa. Voglio pensare che qualcosa in settimana con lo spagnolo sia accaduto, poichè rinunciare ad un’arma tecnico-tattica come l’ex Real Madrid a priori, è scelta molto forte.
Ora l’Udinese ha davanti a se altre due sfide alla portata, sebbene complicate come Genoa e Monza. Se si vuole riprendere a macinare punti, 3 in una volta intendo, serve osare di più.
Paolo Blasotti