Emmanuel Badu ha raccontato la sua Udinese al Messaggero Veneto mentre si appresta ad approdare nel calcio cinese: “Ho firmato per il Quingdao, ma la sa una cosa? Appena posso io torno sempre a Udine, perché lì ho una casa e tantissimi amici. Sono ghanese, ma mi sento profondamente friulano e lo sono ancora di più dopo aver girato il mondo. Ho conosciuto poche società organizzate come quella bianconera, a cui devo la mia carriera” esordisce e racconta: “Ricordo come ci arrivai all’Udinese. Stavo giocando in Ghana, mi dissero che la Sampdoria mi stava seguendo, ma che c’era anche un’altra squadra su di me, l’Udinese. Immediatamente ripensai a quando, da bambino, vedevo le immagini del campionato italiano con Gargo e Appiah in quel club, e ho subito pensato che non sarei mai potuto andare alla Sampdoria, ma che sarei voluto andare subito all’Udinese. Così chiamai Muntari, Appiah, Gargo e Asamoah che era già a Udine, e tutti mi consigliarono il Friuli e la città, bella e tranquilla. Beh, non si sono sbagliati perché io devo tutto ai Pozzo e alla gente del Friuli che mi ha fatto sentire a casa. A tutti loro devo solo dire grazie perché hanno fatto tutto il possibile per farmi diventare uomo e calciatore. Non potevo credere di vedere dal vivo Di Natale, un campione che ammiravo in tv. Asamoah mi è venuto incontro e mi ha abbracciato. All’inizio è stata dura perché non ero abituato all’alimentazione e Asamoah mi disse che non avrei potuto mangiare come in Ghana, ma che avrei dovuto cambiare alcune regole. Al primo mese è stata dura…Guidolin è l’allenatore da cui ho imparato di più. Persona molto intelligente, gran conoscitore di calcio e quanta tattica che ci faceva fare, ma alla fine in campo sapevamo dove stare e a un certo punto ci muovevamo a memoria perché ognuno sapeva esattamente cosa fare e quando. Ricordo ancora la sua voce al Bruseschi… “Se Sanchez va in profondità Totò viene in contro” e via con i movimenti e i contro movimenti, le raccomandazioni a Benatia e Asamoah. Guidolin è stato importante anche per i giovani, e io a quel tempo ero uno di loro, che voleva imparare tutto”.
Il ricordo indelebile?”Andando a Liverpool dicevamo che sarebbe stato impossibile vincere ad Anfield, e invece ho ancora impresso il missile di Pasquale, quel sinistro che s’infila in porta e i nostri tifosi impazziti. È stata la partita delle partite per me all’Udinese, con campioni in campo, come Totò e sugli spalti”.
L’Udinese di Gotti? “Non è ancora al top, ma tra qualche settimana vedremo la vera Udinese. Lo dico perché non mi perdo una partita, finora le ho viste tutte, e quando perdiamo ho molti amici che mi scrivono e mi chiedono cosa ne penso. Per me è semplice. Abbiamo una rosa molto forte e serve tempo per i giovani, specie per gli stranieri, ma ci sono giocatori tosti come Pereyra e Deulofeu e un centravanti come Beto che sa fare il lavoro sporco, ma che va più cercato, e un esterno come Molina che mi ricorda Isla, ma con ancora più forza e gamba
A Verona ha conosciuto anche Silvestri, l’attuale portiere dell’Udinese.”Mi ha aiutato molto in quel brutto periodo per me. Mi chiamava sempre, mi mandava un messaggio e mi veniva a trovare in ospedale. È una grandissima persona e un ottimo portiere. Non parla tantissimo, ma è un grande amico e a Udine farà benissimo, anzi, sta già dimostrando il suo valore. La squadra è in buone mani in porta”.