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Gazzetta dello sport: Se non si gioca a maggio, la A salta

Il calcio è impegnato a cercare di contenere i danni economici che sta subendo a causa dell'emergenza coronavirus.
Monica Tosolini

Il calcio è impegnato a cercare di contenere i danni economici che sta subendo a causa dell’emergenza coronavirus. Le società discutono sul taglio degli stipendi ai giocatori, voce che pesa sui bilanci. Bisogna però anche attendere di capire che piega prenderà la stagione in base alla situazione generale del virus. Secondo quanto riporta la Gazzetta dello sport, poco prima di Pasqua le parti si riuniranno anche con i calciatori e gli allenatori e solo allora si potrà capire se ci sono i margini per riprendere il campionato a maggio.

Per quanto riguarda gli stipendi, le società non intendono pagare il periodo in cui sono stati sospesi partite e allenamenti. “Ci sono due ipotesi: non pagare gli stipendi per il periodo di tempo non lavorato o richiedere uno sconto proporzionale. Esempio: per chi guadagna fino a 100mila euro ci sarà un taglio differente da chi ne guadagna fino a 500mila, e differente ancora da chi riceve più di un milione all’anno e così via, fino ad arrivare a una decurtazione percentuale del 30%”.

Il ritorno in campo o meno sarà deciso dalle condizioni sanitarie generali. L’iniziale ottimismo ha lasciato il posto alla prudenza: “Se gli effetti del virus saranno finalmente contenuti si potrà tornare a parlare di date, allenamenti, e ritorno in campo, argomenti che ieri nessuno ha sollevato. Se entro Pasqua ci saranno notizie migliori si tornerà al primo scenario: due settimane almeno per riattivare i muscoli e recuperare la condizioni e nuovo start del campionato a maggio, più facile tra il 9 e il 16, con una distribuzione dei turni ancora da definire nel dettaglio ma fattibile. Se invece, al contrario, si rendesse necessario per la salute prolungare i divieti attuali fino a fine aprile o oltre, il tempo per la ripresa difficilmente permetterebbe la conclusione delle competizioni….

In caso di stop la possibilità più verosimile resta quindi la cristallizzazione dell’attuale classifica, la non assegnazione del titolo, le retrocessioni bloccate: due club salirebbero dalla B per una Serie A 2021-2022 che diventerebbe a 22 squadre, da ridurre a 20 nella stagione ancora successiva. Chiudere qui è una prospettiva che per almeno la metà dei club non sarebbe così rovinosa: riprendere un campionato senza più obiettivi di classifica diventerebbe una possibilità da sostenere senza troppa energia”.

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