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Gazzetta dello sport: A lezione da Gotti

Mister Luca Gotti ieri sera è salito in cattedra per raccontare il suo calcio agli allenatori del FVG nell'incontro organizzato al Bearzi.
Monica Tosolini

Mister Luca Gotti ieri sera è salito in cattedra per raccontare il suo calcio agli allenatori del FVG nell’incontro organizzato al Bearzi. La Gazzetta dello sport ha riportato alcuni concetti espressi e aneddoti:

L’obiettivo di un allenatore deve essere quello di saper far fare ai suoi calciatori le cose che devono fare. Gotti è partito da due episodi curiosi: «Mi ha colpito anni fa un responsabile del settore giovanile dell’Az Alkmaaar in Olanda che disse che dai 13-14 anni loro avrebbero allenato tutti i giocatori come fossero trequartisti – racconta il tecnico dell’Udinese -. All’inizio stupiva; più tardi, vedendo delle statistiche, ho scoperto che il portiere del Borussia in Germania risultava 14° nella classifica dei passaggi filtranti completati. Bisogna rendere il percorso di comprensione più facile».

Gotti ha citato, invece, un club della Liga, quando ha battuto sul coinvolgimento dei calciatori, citando un discorso fatto all’intervallo di una partita: «Devono aver consapevolezza di quello che fanno – continua il tecnico -. Le soluzioni devono trovarle anche loro. Possono collaborare anche nella pianificazione settimanale».

Che il calcio, negli ultimi 5 anni sia cambiato, lo fa notare più volte il tecnico dell’Udinese. Che cita spesso Gian Piero Gasperini e Maurizio Sarri col quale ha lavorato al Chelsea. «Oggi è importante accettare la parità numerica in difesa. Non l’uno contro uno in campo aperto, ma il 3 contro 3, il 4 contro 4. Gasperini è per il duello individuale. Si gioca sempre più uomo a uomo. Fondamentale è far fare cose diverse all’avversario». Ma altro concetto sul quale Gotti picchia forte è «il non essere più ancorati su integralismi concettuali. Giocare sull’uomo libero spesso vuol dire fare quello che vuole l’avversario. Bisogna imparare a liberare gli uomini. Per questo motivo è importante fare delle giocate indirette. Molto passa da qui e dai tempi di gioco. Bisogna sempre avere un “piano b”. Non si calcia sempre, non si parte dal basso sempre. E’ necessario chiedersi sempre il perché di quello che stiamo facendo. Per questo conta avere giocatori intelligenti».

Altro punto il concetto della profondità: «Dobbiamo capire chi e come attacca, e chi e come difende la profondità. La squadra si edifica da questo punto».

La velocità è il grande cambiamento del calcio: «Determinante. Ma non solo legata al fatto che si corra di più, ma alla velocità di pensiero».

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