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Campoccia: “Superlega? E’ stato un colpo basso”

Il vice presidente dell'Udinese Stefano Campoccia è stato ospite della televisione ufficiale della società per fare il punto della situazione
Monica Tosolini

Il vice presidente dell’Udinese Stefano Campoccia è stato ospite della televisione ufficiale della società per fare il punto della situazione e commentare la notizia che sta sconvolgendo il mondo del calcio, la nascita della Superlega. Campoccia ha raccontato quanto accaduto oggi in Lega: “Siamo tutti sotto choc. Era una situazione tra lo sconforto e la rabbia. Noi tutti pensavamo che questo pericolo fosse scongiurato dopo l’ultimo provvedimento dell’Uefa che rivedeva il format della Champions. E’ stato un colpo basso quello che è arrivato. Aleggiava da molto, si sapeva di questo intento. La trattativa sui fondi si è arenata proprio su questo punto. Da allora si è manifestata la posizione di allontanamento in particolare della Juventus da quel gruppo di lavoro. Agnelli è stato coerente nell’aver dato le dimissioni dalle sue cariche. Andrea ha fatto una apertura tecnicamente corretta: questo progetto non inficia la partecipazione delle squadre ai campionati nazionali. Il problema vero sono le ripercussioni sull’equilibrio, anche economico, della competizione”.

Andranno fino in fondo? “E’ vero che una pattuglia di sei squadre inglesi fa paura, ma a me sembra un progetto nato morto. Spero in una retromarcia, che va fatta e fatta bene. La politica ha dato un segnale molto forte”. 

Se tutto va in porto, cosa cambia per l’Udinese? “Siamo preoccupati. Quello che ci si può attendere è una perdita dei ricavi del 30, 40%. E non è solo quella, è anche la locazione dei ricavi. La creazione della Superlega crea una polarizzazione del valore e aumenta il divario con le altre società. L’Udinese deve puntare a una più equa ripartizione, rimanere vigile perchè questo progetto sta destabilizzando. I principi della meritocrazia, come ha detto Ceferin, sono saltati. E spero che salti anche quel progetto. Adesso dobbiamo avere i nervi saldi in una situazione di estrema gravità. E ricordare che Juve, Milan e Inter sono sì importanti, ma non devono permettersi arroganza e avidità. Il calcio è di tutti: oggi più di prima è un fenomeno sociale che non va minato alle fondamenta. Dobbiamo difenderlo e proteggerlo, con una lenta ma decisa politica di rigore nei conti. La speranza è che il loro sia un modo poco comprensibile per tornare a trattare con la Uefa le aspettative economiche della CL 24”.

Chi li arbitra? “Non lo so. Credo che con 3,5 miliardi abbiano i soldi per pagare qualche arbitro che li vada a dirigere”.

I tifosi allo stadio da maggio? “Come sempre cerchiamo di fare da apripista. L’intuizione della nostra società è stata la sperimentazione tecnologica in un momento propizio. Ora lo scenario è anche diverso. Intanto Gravina ha ottenuto l’assenso per l’Europeo, ora speriamo di portare a casa il 25% della capienza del nostro stadio. Il calcio deve essere riconosciuto come un fenomeno sociale che può dare di nuovo gioia. Dobbiamo tutti spingere per poter vedere le ultime partite allo stadio. E poi speriamo di constatare che quello della Super Lega è stato solo un brutto sogno”.

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