Claudio Lotito è furioso. Lui che aveva voluto fortemente la ripresa del campionato, illuso dal sogno scudetto, si ritrova oggi una squadra a pezzi fisicamente, mentalmente, sull’orlo di una crisi di nervi e con una qualificazione Champions ancora da raggiungere. Vuole e pretende, giustamente, delle spiegazioni. Il post gara con il Sassuolo è di quelli che lasciano il segno e scoprono le magagne di una Lazio che pre lockdown era la migliore espressione del calcio italiano. Preparazione fisica sbagliata. Infortuni a ripetizione e recuperi affrettati. Lo scontro verbale, violento, ai limiti della rissa, tra il difensore Acerbi ed il direttore sanitario biancoceleste, Ivo Pulcini, con tregua finale tra i due, ha aperto un contenzioso legato alla gestione degli infortunati. Troppi e mal curati . Coinvolti anche alcuni fisioterapisti con uno in particolare, che prima della gara vinta con il Torino ha avuto un acceso confronto con il preparatore atletico, Fabio Ripert anche lui finito sul banco degli imputati.
E’ uno scaricare le responsabilità tra lo staff sanitario e quello tecnico per giustificare un tale disastro. Nel mezzo scontri verbali a caldo, da spogliatoio, anche tra i giocatori che si rinfacciano, a volte, lo scarso impegno tra di loro. C’è l’ipotesi di un ritiro lungo: da Udine, mercoledì prossimo, alla sfida di Torino con la Juventus di lunedì 20 luglio senza passare per Roma. Anche questo argomento di dibattito tra la squadra e la società. Insomma una stagione che da trionfale rischia di finire amaramente. Mancano cinque punti per arrivare alla Champions del prossimo anno, ma per il futuro serviranno atteggiamenti diversi, nuovi giocatori e correttivi societari urgenti. Nel presente basta la voglia di difendere un secondo posto onorevole che è a forte rischio.
