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Gazzetta dello sport, Badu: Una fitta brusca, poi tanta paura

La Gazzetta dello sport dedica la rubrica 'A tu per tu' ad Emmanuel Badu, l'ex centrocampista bianconero tornato recentemente in campo dopo la microembolia polmonare che lo ha tenuto fuori per quasi tutta la prima parte del campionato.
Monica Tosolini

La Gazzetta dello sport dedica la rubrica ‘A tu per tu’ ad Emmanuel Badu, l’ex centrocampista bianconero tornato recentemente in campo dopo la microembolia polmonare che lo ha tenuto fuori per quasi tutta la prima parte del campionato. Adesso, racconta, sta “Bene, molto meglio. Ora posso lavorare al massimo per tornare al top. Ho avuto paura. Sì, ma appena i dottori mi hanno spiegato cosa fosse mi sono tranquillizzato e ho cercato di capire cosa potessi fare. Ho chiamato la mia famiglia in Ghana: “State sereni, i dottori mi aiuteranno”. È stata un po’ più difficile con mia madre Teresa a cui ho dovuto ripeterlo cento volte e aggiungerci diverse videochiamate con Whatsapp. Ma la mamma è sempre la mamma… (ride, ndr)”.

Come è emerso il problema? “Una sera di agosto dopo l’allenamento di giornata stavo riposandomi a letto, vivevo da solo in quel periodo, cercavo di addormentarmi e ho sentito una fitta sul lato destro mentre respiravo. Era circa l’una di notte e ho chiamato il dottore Dario Donato, responsabile sanitario del Verona. Per fortuna era sveglio, a volte il destino… Nel frattempo ha avvertito il fisioterapista Umberto Improta che abita più vicino e mi ha raggiunto. Ho preso una pastiglia, fatto un esame. E il giorno dopo ero in campo ad allenarmi. La sera, però, mi è successo di nuovo. Ho fatto altri esami ed è emerso il problema”.

Quando le hanno fatto la diagnosi a cosa ha pensato? “A come guarire, prima di tutto. E poi se sarei potuto tornare a giocare. Mi dicevano di avere pazienza, di prendermi cura prima della salute. E non ho avuto modo di pensare a ciò che avrei dovuto inventarmi se avessi smesso di giocare”.

Nonostante l’inattività, non ha mancato di vivere il centro sportivo quotidianamente… “Mi dicevano che avrei potuto staccare, andare a rilassarmi fuori città. Io invece non volevo, preferivo stare vicino alla squadra, poter essere utile anche da fermo. È stato un periodo di grande stress. Adesso sto recuperando molto bene anche se ovviamente mi manca il ritmo, devo aiutare la squadra. Il mio obiettivo è stare bene”.

Ha visto che bel Verona? “Dopo tre settimane di ritiro estivo avevo capito che c’era il gruppo. Merito alla società e a Juric che hanno costruito la squadra”. 

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