Puoi mantenere il potere sulla gente, così a lungo finché gli dai qualcosa. Deruba un uomo di tutto e questo uomo non sarà più in tuo potere.
Il problema dell’Italia e del calcio, che rimane specchio inesorabile di tutto un paese, è questo: viviamo in una sorta di continua ed eterna restaurazione dove i re che si credono illuminati fanno pensare alla gente di dargli qualcosa, in modo di mantenere la poltrona così a lungo che nel frattempo possono togliergli con la mano destra quello che gli hanno dato con la sinistra.
Di esempi ne abbiamo a decine, se non a centinaia. E nel calcio viviamo oggi una sorta di restaurazione dove il candidato di molti, ma non di tutti, vorrebbe con la restaurazione fatta a a suo modo (Serie a a 18 squadre, per esempio), continuare a concedere sempre i soliti privilegi a certi club. La riforma vera, quella che farebbe bene al calcio italiano non si vede.
- Limite alle rose, massimo di trenta giocatori
- Il 10 per cento proveniente obbligatoriamente dal vivaio italiano
- massimo 6 stranieri in campo, numero illimitato di tesseramenti per non contravvenire alle norme UE
- Rifroma arbitrale: sorteggio integrale, arbitro nominato il giorno prima della gara e consegnato alla stampa il giorno stesso
- Completa separazione tra AIA e FIGC
- CT della Nazionale che si occupa anche dell’U21 e dell’U19
- Serie a a 16 squadre per dare un livello elevato al campionato e incertezza sui risultati fino alla fine
- Abolizione dei contratti di 5 anni. Massimo tre anni, con possibilità al massimo di opzione su quelli successivi per evitare plusvalenze fittizie
- Tetto agli ingaggi pari al 30 per cento del fatturato di un club
- Chi è in rosso ha il mercato bloccato per gli acquisti se non pe ri prestiti
Il punto è che se continui a puntare sulla restaurazione quando prima o poi derubi un uomo dei suoi sogni perdi il potere che hai in lui, e tradotto in cifre perdi pubblico. I numeri della A sono inesorabili rispetto a Bindesliga e Premier League.
Tavecchio è l’uomo giusto per portare avanti la rivoluzione o la restaurazione? La risposta viene dal suo curriculum, la battuta sulle banane è solo la punta dell’iceberg di un problema che non è solo nel calcio. Rinnovare, rinnovarsi, cambiare establishment è qualcosa di impossibile in Italia, dove ognuno ha quel che si merita. Lamentarsi senza combattere, è come gridare ‘governo ladro’ senza andare avocare pretendendo leggi nuove e rispettate.