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Vanoli: a Udine l’allenatore giusto fa la differenza

Rudy Vanoli non poteva non seguire, con particolare partecipazione, il confronto Udinese-Lecce, alla vigilia presentato come ultima spiaggia per i salentini.
Monica Tosolini

Rudy Vanoli non poteva non seguire, con particolare partecipazione, il confronto Udinese-Lecce, alla vigilia presentato come ultima spiaggia per i salentini. Vanoli, legatissimo alla realtà bianconera e a quella leccese, ha commentato in esclusiva a udineseblog.it la vittoria dei giallorossi, approfondendo anche alcune tematiche legate sia all’Udinese che al Lecce:

Udinese-Lecce 1-2: la differenza l’hanno fatta solo le motivazioni? “Di fatto sono loro quelle che ti fanno andare oltre l’ostacolo. Il Lecce aveva fame di vittoria dopo il ko di Bologna; l’Udinese, al contrario, era già salva. E’ normale che mentalmente fosse meno concentrata. Basta vedere la Juventus che ha perso a Cagliari. Una volta raggiunto l’obiettivo, uno inconsciamente si rilassa. L’obiettivo dell’Udinese, lo sappiamo, era la salvezza. E, a dirla tutta, dispiace perchè secondo me questo è un organico da metà classifica in su. Basta vedere i nomi dei bianconeri che riempiono le pagine dei giornali in materia di mercato: De Paul, Fofana, Musso, Lasagna. E vogliamo parlare di giocatori come Sema, rivelatisi fondamentali? Io non mi limiterei a parlare di quella partita, ma mi chiederei come sia possibile che siano arrivati a salvarsi solo alla fine, con il fiatone”.

Guardando al futuro, ci si chiede in quale modo verrà gestita la sinergia con il Watford: “Conoscendo Gino Pozzo, immagino che non sarà stato facile per lui digerire la retrocessione dei gialloneri. Come lui stesso ha detto, credo che ripartirà con l’intento di riportare subito la squadra in Premier e dare subito soddisfazioni ai tifosi inglesi. A noi, però, interessa l’Udinese. Finora la sinergia ha prodotto lo spostamento dei giocatori in base alle loro caratteristiche rispetto al campionato inglese e italiano. Credo che il binomio Udinese-Watford sia stata una scelta azzeccatissima, utile ad entrambe le società”.

La stagione dell’Udinese, rispetto alle ultime, come la giudichi? “L’Udinese non era partita con il piede giusto a causa delle difficoltà della squadra con Tudor. Con Gotti le cose sono cambiate. Conoscendo bene la realtà friulana, credo che all’Udinese serva un allenatore che già conosce il contesto. Qui ci sono tanti stranieri che hanno bisogno di tempi di ambientamento e vanno inseriti gradualmente sia per un discorso culturale che, professionalmente, di crescita tattica. Negli ultimi anni l’Udinese non è stata fortunata con la guida tecnica: con i giocatori che sceglie, ti aspetti che ci mettano mezzo campionato per ambientarsi e che poi la squadra voli. Abbiamo visto che, negli ultimi anni, l’allenatore giusto ha fatto la differenza”.

Potrà farla anche Gotti, se rimarrà? “Gotti è un allenatore molto intelligente, preparato, ha fatto un ottimo lavoro. Vediamo. Penso che un conto sia partire dall’inizio della stagione, modellando la squadra, un altro subentrare in corsa. Un esempio lampante è quello di Tudor, che ha provato entrambe le situazioni”.

Il Lecce ad Udine ha potuto conquistare quei tre punti che tengono vive le sue speranze di salvezza. Immagino tu tifi per la squadra salentina, adesso: “Il Lecce e l’Udinese sono le squadre in cui ho vissuto il calcio per 15 anni e sono le due squadre del mio cuore. Ammetto che mercoledì ho tifato Lecce: l’Udinese era già salva e mi auguro che anche i giallorossi possano rimanere in A. Lo meritano tutti. La società mi ricorda un po’ quella Udinese che faceva un gran lavoro con i giovani, sul territorio. Sticchi Damiani è una persona per bene. Meluso è l’anima di quello che spero sarà un miracolo. Però bisogna fare attenzione, l’ultima partita è sempre strana. Il Lecce ha dimostrato di saper fare un ottimo calcio, ma 80 reti subite sono tante. Io mi auguro che riescano in questa impresa: perchè lo meritano e per il popolo che tanto si identifica nella squadra”.

Domenica sarà Lecce o Genoa. Chi vedi favorito? “Io dico solo che il Lecce ha un collettivo, il Genoa no. Il segnale dato dalla panchina nell’occasione dell’espulsione di Nicola è una cosa triste: sembra che ognuno scarichi le responsabilità ad altri”.

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