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Lucci: Ripresa? E’ un continuo passarsi la palla, la vedo difficile

Nei primi anni dell'era Pozzo, quando l'Udinese stava ancora prendendo confidenza con la Serie A per dare poi vita ad un progetto che l'ha portata in Europa, tra i protagonisti in bianconero c'era Settimio Lucci
Monica Tosolini

Nei primi anni dell’era Pozzo, quando l’Udinese stava ancora prendendo confidenza con la Serie A per dare poi vita ad un progetto che l’ha portata in Europa, tra i protagonisti in bianconero c’era Settimio Lucci, difensore scuola Roma arrivato in Friuli nel 1988. Con l’Udinese ha vissuto le gioie di una promozione in serie A ma anche lo sconforto della retrocessione. Intervenuto in collegamento Skype a Telefriuli, ha ricordato quegli anni: “Ho ricordi piacevoli di quegli anni, a Udine sono stato benissimo come città e persone. I risultati sportivi sono stati un po’ altalenanti, ma per me è stata una esperienza importante sia a livello calcistico che umano. Si vedevano già le potenzialità che poteva avere la società. Il presidente Pozzo doveva fare ancora esperienza in serie A: se vi ricordate era partito comprando grossi nomi, tipo Graziani, Chierico. Quando siamo finiti in B ha messo su una squadra importante con Sonetti, infatti vincemmo il campionato. Però doveva ancora ‘tararsi’ a livello societario”.

Ha cambiato strategia, in seguito, cercando giovani da valorizzare. Adesso è tornato sulla vecchia strada, secondo te? “Il progetto penso sia sempre lo stesso, quello degli anni vincenti. Il problema è che prima era l’unica a fare un certo tipo di lavoro, ha aperto una strada che poi tutti hanno seguito. Ovvio che quindi la concorrenza sia aumentata e sia più difficile. L’Udinese sta soffrendo un po’ negli ultimi anni, ma fa sempre dei campionati dignitosi e dei giocatori li tira sempre fuori”.

Qual’è il reale valore dell’Udinese oggi? “Credo che la cosa sia importante sia che mantenga sempre la categoria, che continui con questa politica: se tira fuori un paio di talenti ogni anno riesce a finanziarsi e continuare a fare calcio in un certo modo. La sua strada è sempre quella. Quest’anno ha Luca Gotti in panchina, un allenatore eccezionale”.

Quindi vale la pena continuare a puntare su di lui? “Non si sa se riparte il campionato, certamente mi sembra che Gotti si sia ‘stabilizzato’. Lo conosco bene, è mio amico. E’ uno molto competente, sa di calcio, ha sempre vissuto di calcio, è molto preparato. Ha saputo accettare le pressioni. Non so se intende continuare a fare l’allenatore in prima. Lui nell’ambiente lo conoscevano molto bene per la sua competenza, non per niente ha lavorato con grandi allenatori. Adesso ha la pressione delle aspettative, di dover fare risultato, ma le competenze le A. Un aggettivo per lui? Grande conoscitore di calcio, di campo, è uno che sa sfruttare al meglio i giocatori. E’ una persona pacata, seria, credibile. Può tranquillamente continuare a fare il primo allenatore”.

Gestire una squadra dopo il lockdown. Come si fa? “Si ricomincia da zero. Non so se si ripartirà, ma ci vorranno 15/20 giorni per rimettere in piedi il giocattolo dopo due mesi che è stato fermo. Però c’è il vantaggio che i giocatori già si conoscono a livello umano. Credo che i giocatori non siano stati fermi sul divano, hanno tenuto la macchina in folle, adesso si tratta di accelerare, riportarla su di giri, ma credo che nel giro di due settimane gli atleti di alti livelli possano rimettersi in moto”.

Giusto insistere nel cercare di ripartire o meglio chiuderla qui? “E’ un argomento difficile, ci sono interessi economici molto alti in ballo. Il calcio non dirà mai che smette, altrimenti diventa inadempiente nei confronti di chi detiene i diritti tv, quindi passa la palla al Governo. Allo stesso modo il Governo non si vuole prendere la responsabilità di chiudere. C’è un interesse economico forte, ma se si deve ripartire, deve essere fatto in sicurezza. Trovo assurdo ripartire e poi fermarsi per un caso di positività”.

Qualcuno deve decidere, chi? “La Figc non dirà mai di smettere. Il Governo fa dei protocolli molto stringenti, che diventano degli ostacoli insuperabili. Le televisioni fanno le loro rimostranze. Penso che il tempo passa, ma continuano a passarsi la palla. La situazione è molto difficile”.

Vuoi chiudere con un saluto a Udine? “Ci tengo in maniera particolare. Saluto Udine, la società, la famiglia Pozzo e li ringrazio perchè lì mi sono trovato benissimo. Sono delle bravissime persone”.

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