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Bordon: per ripartire basterebbero due o tre settimane di allenamento

Claudio Bordon è conosciuto nel mondo del calcio come ‘il professore’ perché dovunque è andato, grazie alla sua esperienza e alla sua professionalità, è stato quasi sempre garanzia di risultati.
Monica Tosolini

Claudio Bordon è conosciuto nel mondo del calcio come ‘il professore’ perché dovunque è andato, grazie alla sua esperienza e alla sua professionalità, è stato quasi sempre garanzia di risultati. Udinese, Inter, Parma, Palermo, Saturn, ancora Parma e ancora Udinese. In Friuli lo conosciamo bene e lo abbiamo apprezzato anche come collaboratore di Guidolin, tecnico al quale è forse rimasto più legato. Oggi attende di tornare in pista ma, precisa al settimanale ‘Il Friuli’, non ho fretta: la priorità è trovare un ambiente dove ci sia trasparenza e umanità. Il calcio è stato costretto a fermarsi, ma cerca di non farlo completamente. Quanto aiuta l’attività fisica fatta a casa? “Oggi i calciatori, grazie all’informatica e a internet, hanno dei supporti notevoli per lavorare da casa e da remoto con video e clip. Sono sicuramente dotati dell’attrezzatura necessaria, come cyclette e tapis roulant e possono essere seguiti dagli staff in tempo reale e in maniera ottimale, così da mantenere almeno una forma fisica che non vada a scadere. In questo senso, l’Udinese è una delle società più organizzate, sia come staff, che come attrezzatura, che come supporto tecnologico: i Pozzo hanno sempre curato con attezione questo aspetto. Certo, rimane da risolvere il problema più grosso, quello dell’utilizzo della palla”.

E ad ogni modo fare attività fisica tra quattro mura non è certo come allenarsi in campo, giusto? “Esatto. Il muscolo rischia di abituarsi a lavorare in maniera diversa sul tapis roulant rispetto a quanto accade sul campo dove un atleta può fare lavori di tipo eccentrico”.

E’ impossibile prevedere quando si potrà tornare in campo, ma basteranno due o tre settimane di allenamento per restituire una condizione accettabile? “Dipende da quanto e come hanno lavorato i giocatori a casa e dalle condizioni in cui verranno trovati al momento della valutazione che dovrà essere individuale per iniziare innanzitutto un percorso graduale e una pianificazione di ripresa più o meno importante. Il lavoro sulla cyclette va bene, ma poi bisogna riatletizzare il calciatore. Penso comunque che in 15 o 20 giorni possano tornare in condizione, proprio perché grazie all’attività fatta a casa non partono da zero”.

Difficile credere che però possano essere già al top della condizione, concorda? “Chiaramente non può essere così. Sarebbe importante iniziare già prima a lavorare con piccoli gruppi o ancora meglio in maniera individuale e fare più allenamenti, brevi, durante l’arco della giornata. Anche tre o quattro mini sedute in cui si fa attenzione a bilanciare bene i carichi per ripristinare i regimi di lavoro muscolare diverso. Altro aspetto fondamentale è quello psicologico: è indispensabile infondere tranquillità, perché le difese immunitarie sono più forti se sei sereno”.

Se il campionato riprenderà, pensa che sarà tutto come prima? “La resa non potrà essere quella di prima, il gap lo si vedrà negli allenamenti. Il calcio è uno sport di squadra: si sentiranno gli effetti del periodo in cui non si è lavorato in gruppo per una preparazione collettiva. E’ fondamentale il richiamo al momento giusto quando si lavora in gruppo: ora ovviamente manca. Poi si dovranno tornare ad oliare tutti i meccanismi che erano già in mente, e chi deve risalire dalle zone calde dovrà fare i conti anche con la tensione della classifica”.

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