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Villareal, Atalanta – Udinese, si può

Quando in settimana, in occasione dei suoi primi 80anni, il Paron si è lasciato sfuggire delle sane ambizioni Europee, ha sortito l’effetto di dividere la tifoseria.
Monica Tosolini

Quando in settimana, in occasione dei suoi primi 80anni, il Paron si è lasciato sfuggire delle sane ambizioni Europee, ha sortito l’effetto di dividere la tifoseria. Per i giovani adepti, poco più che aria fritta tendenzialmente dal profumo demagogico con l’unico scopo di chetare una piazza delusa dai risultati conseguiti negli ultimi 6/7 stagioni; per i romantici che hanno goduto di indimenticate apparizioni in CL, un rigurgito di ambizioni ed entusiasmi assolutamente da corroborare.

La Dea è sotto gli occhi di tutti, ma il trofeo europeo conquistato dal Villareal, cittadina della comunidad Valenciana abitata da 50.000 anime, capace in 120’ di metter sotto un club dal valore patrimoniale più elevato al mondo (2.2 mld di Euro) come il Manchester United, ha fatto capire all’intero mondo calcistico, che anche nel 2020 c’è spazio, lode e profitto, per chi sa pianificare le stagioni con capacità e lungimiranza. Non servono stadi immensi (i “sottomarini gialli” come vengono soprannominati i giocatori del Vila giocano nell’Estadio de la Ceramica capiente quanto il nostro, ma meno moderno), non servono bacini d’utenza metropolitani, serve solo tanto sale in zucca e una grande fame di successo sportivo. Certo se si sceglie Unai Emery per guidare un gruppo di lavoro, si può essere anche “piccoli” ma al contempo si dimostra di pensare in grande.

Oggi nel mondo son poche le società ad aprire “cicli” attraverso pianificazioni attente. Più facile crescere uno, due talenti per capitalizzarne quanto prima la cessione al miglior offerente. La formula Udinese nel decennio 2000/10, era consolidata, un modello per molti; crescere i talenti per poi cederli solo all’apice della maturazione tecnico professionale. Ricordiamo i Fiore, Giannichedda venduti a peso d’oro alla Lazio, Sanchez al Barcellona, Amoroso al Parma solo per citarne alcuni. Proprio come la Samp che così facendo arrivò nel ‘90-91 allo storico scudetto e l’anno successivo ad una finale di Champions (allora Campioni). Sappiamo invece come è finita nel recente passato con Muriel, Cuadrado, Candreva, Zapata, Bruno Fernandes, Zielinski, Meret, Allan, Barak, elementi di qualità assodata valorizzatisi altrove. Perché ??

Servono sempre tre architravi su cui costruire un progetto sportivo efficace. Una società ambiziosa e capace che abbia chiaro l’obiettivo cui tendere, un DS che sappia dove pescare, un tecnico che sappia il fatto suo e dimostri di saper motivare il gruppo quanto necessario. Un gruppo di lavoro perfettamente solidale all’obbiettivo societario. formato da due, tre personalità proattive. Nel calcio moderno, difficile oggi come oggi inventare, al massimo si può incidere sui tempi di gioco ancor più premianti della condizione atletica; conta formare un gruppo di lavoro serio, fatto da uomini veri, guidati da un leader in panchina assolutamente credibile, capace all’occorrenza di apparire abile stratega nonché “giusto” nelle scelte da condividere. L’abile manager sa allenare solitamente anche pubblico e critica. Si parla in casa bn di rinnovate ambizioni, nomi importanti come quelli di Pirlo citato da Soldati. Non sappiamo se ci sia fondamento in tutto ciò, o se dopo anni transitori privi di slanci emozionali, si punti ad un rilancio o si tenti l’ennesima scommessa di ogni estate… Sappiamo solo che un popolo fedele sta attendendo con impazienza un progetto sportivo che possieda i requisiti della svolta.

Un GOTTI, le cui quotazioni sembrano in risalita, vanta sufficiente credibilità nel gruppo, è un tattico di qualità, manca forse di quell’entusiasmo tipico del neo arrivato tale da generare adeguato mordente. L’aplomb è alla Sven-Göran Eriksson, lo stile non gli fa difetto, ma a volte é sembrata mancare quella fame che ad esempio si è notata con frequenza nello Spezia di Italiano. Pirlo altresì calatosi in provincia per rilanciare le proprie quotazioni, darebbe credibilità e lustro al progetto; difficilmente l’ex campione del mondo finirebbe col “bruciarsi” in via definitiva, chiedendo adeguate garanzie sull’organico a disposizione in vista di un clamoroso ritorno a Torino nel volgere di un paio di stagioni. Molte personalità sarebbero disposte a seguire con entusiasmo ordini e direttive dell’ex centrocampista di Milan e Juve. Difficile forse con Don Rodri, calatosi nei panni del leader assoluto e oramai in attesa di una chiamata indifferibile (guarda caso piace proprio alla Juve di Agnelli), e giocatore così amato dalla proprietà da ottenere crediti indubitabili segnali afferibili ad adeguamenti contrattuali (segnale da non sottovalutare in casa bn). Coccolarsi un’ulteriore stagione del Diez, sempre a patto che rimanga con il giusto entusiasmo, rappresenterebbe un colpo sensazionale, tale da avvalorare le “mire” europee.

In ultimo vogliamo citare Paolo Zanetti, forse il candidato principe a guidare nel prossimo biennio il convoglio bianconero. Sentimentale, passionale, sanguigno, genuino, il 38.enne tecnico di Valdagno reduce dalla cavalcata vincente con il neo promosso Venezia, è l’uomo del momento. Sulle sue tracce oltre alla società di Pozzo in apparente vantaggio, anche il Verona, il Sassuolo e il Bologna qualora Miha approderi alla Lazio. Persino il Sassuolo nel caso non si ingaggi Italiano. Forse un profilo in perfetto target Udinese, poco oneroso, certamente uno che non solo ha fatto un miracolo sportivo in laguna, ma tra i pochissimi allenatori capace di farsi pubblicamente rimpiangere da un datore di lavoro (Pulcinelli, Ascoli).

Noi però continuiamo ad avere in testa un chiodo fisso, Emery al Villereal, tutto il resto è ……!

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