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Una Udinese corsara ritrova la vittoria a Marassi

SOTTIL si gioca molto del proprio operato nel lunch match in programma al Ferraris di Genova.
Monica Tosolini

SOTTIL si gioca molto del proprio operato nel lunch match in programma al Ferraris di Genova. Le prime 9 gare hanno prodotto la bellezza di 20 punti pari ad una media da Champions, le ulteriori 9 la miseria di 5 punti con un passo da retrocessione piena. Quale dunque possa essere la vera UDINESE, potrebbe svelarlo la sfida che chiude il girone d’andata.

Forse non sarà né una né l’altra, magari una via di mezzo per parafrasare l’adagio latino “in medio stat virtus”. 10 giornate senza vittorie molte delle quali ad onor del vero orfane di due pilastri come DEULOFEU e BECÃO, possono garantire un alibi significativo per il mister piemontese in considerazione di gare in fin dei conti non poi così mal interpretate. La Samp pericolante dell’ex Stankovic intenta ad una proibitiva rincorsa e bisognosa di una vittoria al fine di alimentare residue speranze, emetterà la propria ineludibile verità. Deki recupera pienamente il centrocampista ex stellina del Tottenham Winks reduce da una buona mezz’ora giocata con l’Empoli. SOTTIL lascia fuori nell’undici di partenza un TUCU in non perfette condizioni fisiche, dando fiducia a SAMARDZIC ed ARSLAN in mezzo, rilanciando sull’out destro il lungagnone EHIZIBUE; DEULOFEU si accomoda in panchina.

L’inizio é tutto Doriano con 3 nette occasioni entro il quarto d’ora di gioco. Nella prima é straordinario SILVESTRI su GABBIADINI, nella seconda é DJURICIC a divorarsi un gol a tu per tu con il portierone bn, serbo peraltro favorito nell’occasione da un pasticcio tra BIJOL e BECÃO. Inizio di gara affatto promettente per i bianconeri in giallo canarino – divisa sino ad ora autentico portafortuna – situazione in grado di creare una qualche apprensione al tecnico friulano. Fortuna vuole che la sfuriata iniziale dei padroni di casa si veniva pian piano ad affievolire grazie ad una maggiore attenzione da parte degli uomini di SOTTIL con un SAMARDZIC, giocatore moderno invocato caldamente dalla tifoseria, capace di dettare i tempi di gioco, spesso interpretati da UDOGIE molto più a suo agio nel proporsi in fase offensiva rispetto al quinto di destra. Udinese più viva ma mai realmente pericolosa nonostante una buona occasione propiziata da UDOGIE finita sul piede sbagliato di SAMARDZIC intorno alla mezz’ora. Audero di fatto risultava inattivo, contro un SILVESTRI molto abile nell’occasione subita in avvio di gara. Prese le misure a centrocampo la frazione si chiudeva con un sostanziale equilibrio tecnico tattico a reti bianche.

La ripresa stranamente vedeva i blucerchiati piuttosto abulici, condizione che favoriva il maggior tasso tecnico dei friulani. La squadra di SOTTIL cresceva nel fraseggio senza però dare l’impressione di sfondare. Bello il tiro di SAMARDZIC che impegnava Audero intorno al quarto d’ora della ripresa. Alla Samp rimanevano sprazzi di gioco piuttosto casuali nonostante un’ottima regia di Winks il quale sembrava il più delle volte predicare nel deserto. Alla mezz’ora l’occasione della vita capitava nei piedi del subentrato Vieira il quale dai 10 metri non trovava di meglio che sparacchiare in curva. La tifoseria di casa seppur a tratti, si dimostrava pronta a sostenere i propri beniamini, spazientendosi nel constatare l’incapacità ad esercitare un’azione di gioco costruttiva, rassicurante, esponendo per riflesso striscioni dai contenuti velenosi, destinataria neanche a dirlo la proprietà.

L’Udinese, entro questo stadio capace di ricordare vagamente gli impianti inglesi con i tifosi a ridosso del terreno di gioco, in passato ha finito spesso col subire la pressione della tifoseria, ma forte dei 2/300 tifosi giunti dal Friuli sempre capaci di far sentire la propria presenza, esprimeva sufficiente coraggio senza per questo esporsi a rischiose ripartenze dei liguri. Prima BETO di testa, poi BIJOL all’85º ad un passo dal terzo gol di testa in stagione, mettevano a dura prova le coronarie dei padroni di casa, ignari che il castigo sarebbe stato inflitto dall’olandese nato a Monaco di Baviera, ma di evidenti origini nigeriane, Kingsley EHIZIBUE il quale illuse per poi rifiutare 3 stagioni fa proprio a causa di un suggerimento divino i cugini del Grifone…, a 2 soli minuti dal 90º, dimostrandosi abile nel toccare d’esterno destro sottorete ai limiti dell’off-sfide, un infausta deviazione di testa a ritroso del migliore blucerchiato, Winks appunto.

Vantaggio forse insperato ma meritato se analizzate a dovere le occasioni maturate nel finale, fase in cui doveva essere proprio il Doria a cercare con esasperazione i 3 punti. Gli 8’ di recupero favorivano una grande occasione per UDOGIE, il più delle volte vero e proprio attaccante aggiunto del gruppo capitanato da Andrea SOTTIL.

Stop dunque alla serie nera di 10 gare senza vittorie, con il conseguimento di 28 punti in 19 gare (come nel 17/18) , frutto di 7 vittorie 7 pareggi e 5 sconfitte, 27 gol fatti 21 subiti, con una media di 1,47 punti a partita; 7ª posizione in graduatoria grazie ad una Juve penalizzata di 15 lunghezze. La proiezione finale di 56 punti può considerarsi più che buona, non parliamo di Europa però – servirebbe un intervento da parte della Società in campagna di rafforzamento – anche se non si può negare che la marcia condotta in avvio avesse illuso un po’ tutti. La titolarità di SAMARDZIC senza l’esclusione di PEREYRA va riproposta poiché alla qualità non si può rinunciare. Importante comunque contare per il prossimo futuro sulla presenza di un DEULOFEU – il problema al ginocchio non sembra così grave – il quale seppur entrato in campo ad un quarto d’ora dalla fine, ha saputo motivare i compagni cambiando di fatto l’inerzia della gara. Non a caso l’azione del gol parte proprio dall’intuizione calcistica del catalano, le cui qualità tecniche non fanno certo difetto.

La difesa dopo i primi 15/20’ un po’ disinvolti ha ritrovato compattezza, il centrocampo con gli avvicendamenti rituali nuova linfa, l’attacco pur non facendo sfracelli ha creato occasioni sufficienti per segnare nonostante davanti si parasse una squadra figlia della disperazione in cui versa la società. A nulla é valso peraltro il commovente amarcord dei compagni nel ricordo di Gianluca Vialli nel pre-gara, fors’anche al fine di stimolare una squadra che pare aver imboccato un’inesorabile parabola discendente.

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