Home » Una questione di DNA

Una questione di DNA

Non credo di essere un grande intenditore di calcio, ma almeno l'ABC lo capisco.
Monica Tosolini

Non credo di essere un grande intenditore di calcio, ma almeno l’ABC lo capisco. Prima della metà del primo tempo ho chiuso la telecronaca di Udinese Atalanta su Sky e ho lasciato l’audio dal campo. Sia per capire meglio cosa chiedeva Gotti, sia perché certe cose non si possono sentire. Cito “c’è una squadra organizzata contro una improvvisata”. Ma che partita guardavano? L’Udinese doveva fare questa partita e la ha fatta perfettamente. Perché ha perso, allora? Perché l’Atalanta fa entrare Ilicic, Muriel e De Roon; noi non possiamo far entrare nessuno che faccia la differenza. C’erano Barak e Pussetto: li hanno ceduti senza rimpiazzarli. Voci su voci su interessamenti vari, ma mai nessuno che sia venuto a sostituirli. Ed a gennaio non era difficile intuire che mancava quanto meno una mezzala e una punta d’area.

Ma gli errori della società ormai li conosciamo tutti. Torniamo alla squadra in campo. Oggi Lasagna ha segnato due gol. Lo ha fatto, mia opinione personale, per un semplice motivo. Come avevo scritto dopo la sconfitta regalata al Torino, abbiamo una squadra il cui unico DNA è la verticalizzazione. L’Udinese deve giocare occupando tutti gli spazi in fase difensiva e puntando su un veloce contropiede in avanti. Altrimenti indeboliamo il nostro punto forte (la fase pasiva, appunto) e penalizziamo un attacco con scarso valore tecnico. Oggi le verticalizzazioni arrivavano da tutte le parti, sia centrali che laterali. Non mi va di citare nomi di chi ha giocato bene o male, perché oggi si è vista una squadra, unica, omogenea. La partita andava portata sulla fisicità e la densità: bisognava tornare al credo di Nicola, poi ben ripreso da Tudor nel finale dell’anno scorso.

L’Udinese, ultimamente, si era imbellettata il naso, era diventata vanitosa senza poterselo permettere. Questa sera abbiamo tenuto benissimo il campo, con un’organizzazione eccellente. Giocare chiusi non significa giocare bassi, e difatti il mister spesso richiamava i nostri a non rinculare e portare il pressing appena dopo la linea di metà campo.

L’Udinese di questa sera (scrivo appena finita la partita) è una squadra della quale andare fieri. Se poi nel secondo tempo siamo crollati, se la panchina è corta o non esiste proprio, se quindi nella seconda frazione di gioco ci hanno a tratti schiacciati, beh… come disse Iachini un tempo, “bisogna chiedere ad altri”. Il buon lavoro fatto in estate, in sede di mercato, è stato vanificato dall’aprossimazione a gennaio, quando Pussetto e Barak andavano sostituiti con giovani di belle speranze. Con giocatori dai piedi buoni (quello che ci manca); con un attaccante che sappia stare in area dalla buona tecnica. Il gioco di Gotti lo richiedeva. Lo avevo scritto dopo Torino: questa è la via giusta per l’Udinese. E’ inutile giocare alti e fare possesso palla (Mandragore e De Paul te lo permettono) se poi non hai un attaccante d’area. Meglio verticalizzare ed avanzare l’argentino dietro le punte, mandando sempre almeno tre uomini in porta. Meglio giocare con due punte una davanti all’altra invece che in linea sul fronte d’attacco. Forse il gioco sarà meno bello, ma la squadra e i risultati sicuramente ci guadagneranno.

Usciamo sconfitti dal campo, ma solo per il risultato. E’ mia opinione che a Torino abbiamo sbagliato l’approccio alla partita, sfruttando i “vorrei, ma non posso” invece delle nostre caratteristiche. E’ altrettanto mia opinione che la strada giusta sia questa, che l’Udinese abbia dimostrato stasera di avere un’anima e saper lottare. Se posso avanzare un’ipotesi, contro la Roma inizierei con un po’ di turnover (quel poco, pochissimo che possiamo fare), visto che dopo ci aspettano due partite basilare e che i giocatori da mettere in campo sono contati.

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia