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L’Udinese sceglie la vecchia strada

Nel corso della passata stagione più volte avevamo caldeggiato la permanenza di Luca GOTTI.
Monica Tosolini

Nel corso della passata stagione più volte avevamo caldeggiato la permanenza di Luca GOTTI. Il mister polesano non sarà, non può essere il migliore al mondo, tuttavia ben si attaglia ad una società che non ama voli pindarici o salti nel buio. Una soluzione conservativa insomma, per i rivoluzionari una sorta di piano “low profile” in perfetto stile per chi non ama sorprese.

Non è un mistero che il buon Luca piaccia più al giovane Gino da Londra che a papà Gianpaolo, il quale spente le 80 candeline ambirebbe riassaporare fascinosi fasti europei, tanto da volersi affidare ad un tecnico maggiormente “spavaldo”, un tipo rivoluzionario come a loro tempo lo furono con successo sia Spalletti che Zaccheroni.

Molto complesso però trovare soluzioni poco onerose dai risultati certi. Sappiamo quali esiti abbiano fornito le opzioni Tudor, Velazquez, Stramaccioni, nomi intriganti in partenza, assai poco appaganti alla conclusione dei fatti. Certo sulla piazza c’erano nomi spendibili, per Di Francesco accasatosi al Verona, per Montella o per Donadoni servivano una milionata oltre ad un progetto solido, per Maran (Genoa permettendo) o Zanetti qualcosa meno; molto meglio dopo il consulto di famiglia proseguire allora con un tecnico conosciuto, stimato molto dal Ds, meno esigente dei colleghi in merito a pretese tecniche ed economiche, che possiede inoltre piena conoscenza dell’organico a disposizione.

GOTTI non avrà riempito occhi e cuori bianconeri con i suoi 40 punti stagionali, per la critica prossimi al minimo sindacale, ma è pur vero che dalla sua ha diversi alibi da addurre nell’ambito di una stagione per molti versi controversa ed irripetibile. Covid, infortuni multipli (vedi crociati), attaccanti indisponibili a più riprese, hanno marcato una stagione avara di soddisfazioni, ma in fondo anche di rischi. Il mister veneto si è proposto alla stregua di un timoniere affidabile capace di portare la nave in porto senza scossoni, evitando accuratamente pericolose burrasche in grado di stagliarsi all’orizzonte. Quando ha provato a fare lo “Schettino” (343) ad inizio torneo avendone gli interpreti, si è subito riconvertito davanti a risultati negativi, nella più rassicurante confort-zone imperniata sul conservativo marchio di fabbrica, quel 3511 tatticamente assai meno spregiudicato (vedi Sassuolo). A propria “discolpa” semmai possa vantarlo, il tecnico ha sempre sostenuto che l’equilibrio tattico rappresenti il vero plus di una squadra, dimostrando come in diverse circostanze, l’attaccante in più non significhi affatto più gol.

Il contraddittorio tecnico tattico nasce però spontaneo, quando accanto all’unica punta già avara di gol, si ama schierare un FORESTIERI al posto di un BRAAF. Nulla vogliamo togliere al rapido argentino, sia chiaro, quanto riconoscere valori ed attitudini diverse e più offensive al giovane talento del Suriname. Un esempio tipico di calcio vissuto in stagione, figlio di un atteggiamento filosofico preciso. Il poco coraggio dimostrato per buoni tratti in annata, poteva costargli il rinnovo per la stagione a venire.

Cosa deve trarre dunque il buon Luca da Contarina da questo anno e mezzo vissuto tra le diverse anime caratterizzanti una proprietà spesso divisa sulle scelte progettuali? Per iniziare dovrà mettere in campo una volontà (alla Conte se possibile) feroce, nell’ottenere scelte tecniche in cui crede legittimamente. Per andare sulle scelte, BONIFAZI per esempio, un elemento di cui il tecnico si fida molto, andrà necessariamente riscattato dalla Spal per rimanere a Udine; NUYTINCK continuerà ad essere il leader carismatico di una collaudata difesa a 3, completata all’occorrenza da BECÃO o da SAMIR, entrambi elementi di cui il tecnico si fida. In caso di offerte irrinunciabili (assai improbabili) é evidente che chiunque può partire, questo è palese! Anche DE MAIO potrà rimanere al proprio posto, meglio se affiancato da un giovane di prospettiva a completare il reparto. Le scelte alla PRÖDL ci vengano risparmiate, le magliette fanno figura anche indosso a BECÃO! Tra gli esterni, persi OUWEJAN e probabilmente ZEEGELAAR, saranno MOLINA e STRYGER data la flessibilità d’impiego, i titolari prescelti; anche qui lo stimolo di giovani rampanti affamati di titolarità da aggregare all’organico, non sarebbe da disdegnare. In mezzo data per scontata la rinuncia a RDP, grande artefice di stagione, oltre alla conferma di ARSLAN e WALACE da armonizzare tatticamente, dovranno arrivare 2 centrocampisti, uno di sostanza (TOKOZ o POBEGA?) e uno di prospettiva con caratteristiche idealmente simili a quelle del Diez. Peccato per MANDRAGORA, finalmente maturato, lasciato partire troppo precocemente. Al Tucu verrà affidato il ruolo di chioccia mentre allo sfortunato FORESTIERI verrà verosimilmente data ancora una chance visto la stima di cui gode. Da monitorare la crescita di PALUMBO su cui il tecnico ripone molte aspettative; se viceversa non apparirà ancora pronto alla massima serie, servirà un ulteriore ingresso. COULIBALY con ogni probabilità verrà lasciato in cambio di 2.5 milioni alla Salernitana di Castori.

In avanti ci sarà da lavorare molto. PUSSETTO rimane un punto fermo tra le punte, la conferma di BRAAF un auspicio, pur sapendo che prima di novembre sarà improbabile poter contare sul giovane olandese. DEULOFEU salvo una consistente offerta (al Villareal gode della stima di Emery), rimarrà al proprio posto. Idealmente dovrebbe andare ad occupare la zona di attacco di sinistra con PUSSETTO designato ad occupare con, o in alternativa, il versante opposto. Ciò che non si potrà più sbagliare, dopo anni di scelte piuttosto discutibili, sarà la scelta del bomber. LLORENTE verosimilmente partirà in direzione patria, OKAKA verrà lasciato partire innanzi ad un’offerta congrua, mentre il bosniaco di Sarajevo Riad BAJIC fungerà da pungolo al titolare designato, pronto a subentrare in corso di gara, forte di una buona stagione all’Ascoli. Riepilogando, PUSSETTO, DEULOFEU, BRAAF, FORESTIERI, BAJIC cui affiancare un centravanti di razza. Difficile fare una rosa di nomi papabili, in quanto la scelte potrebbero dipendere da eventuali contropartite derivanti dalle cessioni di DE PAUL e di MUSSO. PETAGNA si sa essere un profilo che piace da tempo, ma molto dipenderà dalle scelte e dal ruolo che gli riserverà Luciano Spalletti. Pinamonti (forse ancora troppo giovane) e Inglese (spesso ai box), rappresentano scelte possibili qualora le cessioni dei nostri avvengano su estero.

Alla società chiediamo di difendere fortemente la scelta fatta, anche a costo di un avvio incerto. Delegittimare attraverso media il lavoro del tecnico, significherebbe minare sin dalle fondamenta il credo dei giocatori verso la propria guida tecnica.

A GOTTI per contro, che ben conosce onori e oneri del proprio ruolo, non ci permettiamo di dare consigli, piuttosto ameremmo fornire un modesto punto di vista conoscendo l’ambito in cui è chiamato ad operare e a seguito di infinite stagioni intente e trascorse ad osservare criticamente il periglioso cammino della squadra del cuore. Eviti un gioco lento e prevedibile praticato a lungo nel torneo passato – la velocità con cui Chelsea e Man.City si sono contesi la finale di CL, forse rappresenterà un miraggio di gioco appannaggio solo di gente dal talento cristallino, ma a quello si dovrebbe tendere – in quanto noioso da seguire. Si ispiri ai classici 2 tocchi e giro palla rapido – tipo Atalanta – evitando in tal modo posizionamenti arroccati delle difese avversarie, molto più perforabili viceversa, se prese in velocità (nella stagione passata la squadra si è classificata 18ª nella velocità del giro palla nel girone di ritorno). Provi un rivisitato e moderno 343, specie qualora tornino a pieno servizio almeno 3 delle 4 seconde punte a disposizione; con un terminale offensivo dotato di buon istinto realizzativo, la soluzione potrebbe divenire oltremodo appagante. Eviti laddove possibile un mortificante 3511, salvo nelle gare laddove l’avversario sulla carta si dimostri indiscutibilmente più quotato e il risultato determinante. Infine, sappia motivare a dovere i giocatori più di quanto fatto in passato.

Non tutti si chiamano RDP, non tutti trovano motivazioni nel proprio bagaglio mentale, tanto più se la società continuasse a richiedere l’obiettivo minimo di sempre (la salvezza). Impari in astratto che raggiungere 40 punti sin da aprile non dà alcuna garanzia di permanenza, non elevando di fatto il lavoro svolto, specie se poi si chiude la stagione con 1 punto su 18 al Friuli, palesando apparente demotivazione in grado di minare ambiente e critica, tifosi inclusi. Si è grandi tecnici specie quando si trovano motivazioni anche laddove appaiano latenti.

Che dire allora in merito ai finali di stagione pretesi ed ottenuti da tecnici quali Juric e Conte i cui obiettivi stagionali erano raggiunti da tempo? Questi sono i profili che la gente ama, figure capaci di conferire vero senso di appartenenza in grado di ispessire il lavoro svolto, indipendentemente dalla piazza o dalla probabile partenza a fine stagione; professionisti inattaccabili cui va tutta la nostra stima.

Buon lavoro mister.

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