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Il complesso dell’allenatore

L’Udinese ha ufficialmente iniziato la stagione 2020/2021.
Monica Tosolini

L’Udinese ha ufficialmente iniziato la stagione 2020/2021. Preferisco non parlare di mercato, solo una volta concluso o quasi si potrà giudicare l’operato della società. Quello di cui mi preme scrivere, invece, è ancora una volta della mancanza di programmazione tecnica. La galassia Pozzo subisce, ormai da anni, una involuzione di competenze che a mio avviso è conseguenza di scelte poco lungimiranti.

Programmare, in azienda, significa guardare oltre l’esercizio successivo. Senza una logica almeno triennale non è programmazione: è semplice gestione o, nei casi peggiori, vivere alla giornata. E’ semplice da capire e sono convinto che i proprietari dell’Udinese ne sappiano molto più di me. La programmazione tecnica può esserci sono in condizioni di continuità e il contratto fatto sottoscrivere a Gotti, solo per un anno, è tutto tranne che programmazione.

Va anche detto, però, che quest’anno per la prima volta il tecnico sulla nostra panchina sarà un uomo di fiducia del direttore dell’area tecnica, Pierpaolo Marino. Nella stagione appena conclusa, i risultati si sono visti. Il miglioramento rispetto gli anni scorsi è stato netto. Gotti, su 28 panchine, ha totalizzato 35 punti con una media annua intorno ai 48. La squadra ha il record di seria A delle partite senza prendere un gol. L’Udinese post covid ha anche un discreto attacco: 16 gol in 12 partite (media annua 51 gol).

L’Udinese di Gotti ha fatto 45 punti contro i 43 dell’annata precedente, ma consideriamo che sotto la guida di Tudor le ultime tre partite erano contro squadre retrocesse o “già in vacanza”; Gotti ha affrontato il solo Sassuolo appagato, pur avendo, entrambe le squadre, disputato una bella partita, su ritmi alti.

Parrebbe che a Udine vi sia un complesso dell’allenatore. Negli ultimi sei anni alle prime difficoltà si è cambiata guida tecnica andando sempre o quasi al risparmio, quasi sempre togliendo fiducia al nuovo venuto già da subito, con contratti a basse cifre e che poco lasciavano alla programmazione tecnica. Faccio due esempi. Iachini a Udine ha avuto sette giornate per dimostrare il suo valore. Una volta esonerato (perché Thereau era scontento?), ha ottenuto una media annua con il Sassuolo di 51 punti (ma non aveva Caputo…) e di 58 con la Fiorentina (una squadra migliore, quando giocava Ribery spesso infortunato). Nicola, esonerato per poi vedere Tudor approntare lo stesso gioco, ha ottenuto con la rosa del Genoa, non certo la migliore di serie A, una media annua di 51 punti. E’ subentrato con la squadra ultima in classifica e ha rigenerato non pochi giocatori della rosa. I grifoni avevano un centrocampo che molto somigliava al nostro dell’anno scorso: tanti vogatori e nessuno con i piedi buoni. Pensare che prima di lui uno come Schone si sedesse in panchina è inimmaginabile. Purtroppo il terzo degli allenatori che per me valevano non ha trovato (a mio avviso inspiegabilmente) un’altra panchina, e cioè Gigi Delneri. Ora allenerà il Brescia e gli faccio tutti gli auguri possibili.

Ora, perché non fare a Gotti un contratto almeno a due anni? Si vocifera da più parti che la società fosse intenzionata a pagare 280mila euro e il tecnico ne chiedesse 400mila. Ammesso e non concesso sia così, quei 120mila euro di differenza, sapete quanto hanno reso, nella passata stagione? Fofana era finito nel dimenticatoio e lo ha rigenerato, De Paul è stato, specialmente nel girone di ritorno, il miglior centrocampista del campionato, senza se e senza ma. Lasagna è tornato ad ssere quello che avevamo ammirato con Oddo. La difesa che si vanta del record di partite a porta inviolata deriva da una sistemazione tattica eccellente. Musso e Nuytinck sono i capisaldi. Se la società volesse vendere, se ci fossero le giuste condizioni di mercato, credo che l’operato di Gotti avrebbe portato nelle casse della galassia Pozzo almeno quindici milioni in più dell’anno precedente.

Questo mi convince sempre più dell’idea che mi sono fatto negli ultimi anni. Non c’entra il Watford, i diritti televisivi o chissà cosa. C’entrano le competenze, che si sono perse. C’entra una visione che vada oltre l’immediato. Confido molto in Marino, che sappia mediare e porsi come stella polare nelle scelte tecniche della società. Ma non è Marino che comanda… Intanto a Genova le critiche dei tifosi verso una società che ha preferito Maran a Nicola sono tante. Guardo la classifica e mi dico: una volta eravamo come l’Atalanta, anzi, eravamo noi l’Atalanta… ora siamo il Genoa, tanti cambi di panchina, tanti trasferimenti e si gioca con il fuoco ogni anno.

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