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Dottor Jekill e Mister Hyde

Vi ricordate gli anni passati? L’Udinese aveva due anime: o giocava bene, quando c’era da mettersi in mostra, o giocava male, quando gli interessi non esistevano.
Monica Tosolini

Vi ricordate gli anni passati? L’Udinese aveva due anime: o giocava bene, quando c’era da mettersi in mostra, o giocava male, quando gli interessi non esistevano. A volte all’interno della stessa partita: non ricordo se due o tre stagioni fa, prendevamo sempre gol nella prima mezzora e poi ci svegliavamo. Anche quest’anno l’Udinese ha due anime profondamente diverse, ma di tutt’altra natura. Lasciate stare lo schema con il quale si scende in campo, ma pensate a come lo si interpreta.

L’Udinese può essere Mister Hyde e pressare alto, giocare in velocità palla a terra, quasi irridere le difese dell’avversario. Più che triangoli, sovrapposizioni a non finire, con i nostri che sono bravissimi a capire qual’è la zona di campo che gli altri lasciano scoperta per andare a iniziare il gioco da là. Poi c’è il Dottor Jekyll, con una linea di impatto dell’avversario appena dietro la nostra metà campo, con contropiedi e verticalizzazioni velocissimi. Ci vuoi affrontare con la difesa alta e la squadra corta? Eccoti il passaggio di Samir per Pussetto; ci vuoi pressare? Eccoti Lasagna per il contropiede.

E’ ovvio che a questa squadra manca una prima punta di ruolo, un bomber. Le ultime due partite, con un Di Natale o anche meno, sarebbero state vittorie. Ma va dato atto a chi mette in campo l’Udinese di ovviare ai limiti della rosa con il gioco, con la tattica, anche con le motivazioni giuste. E la prima motivazione è sempre la meritocrazia: era giusto tenere in panchina Lasagna se giocava male. E’ stato giusto metterlo dentro in questa partita, perché proprio lui ha permesso di “rompere in due” la disposizione tattica del Cagliari. Peccato che i nostri fossero in riserva di ossigeno, altrimenti si poteva davvero vincere.

Questa Udinese è bella, ma non è solo figlia delle sfortune di mercato del Watford. Il solo Pereyra, dei giocatori top della squadra londinese, sta facendo la differenza. Pussetto e Zeegelar a Londra non vedevano il campo, ed è inconcepibile viste le prestazioni che stanno sfornando. Attendiamo ancora Delofeu, che piano piano sta trovando velocità e brillantezza. Se questa squadra sta giocando così bene, come è dagli anni di Guidolin che non vedevamo, è grazie a un allenatore voluto, finalmente, da un Direttore Sportivo di primo ordine come Marino. Finalmente a Udine si vede la tattica e la tecnica, la grinta e la velocità.

L’Udinese di quest’anno, assieme a quella costruita da Gotti l’anno scorso, possono essere un inizio di una nuova era, ovviamente con meno vittorie e piazzamenti, mancando un goleador là davanti, ma comunque possono essere anni ricchi di soddisfazione. E tornandoo a Gotti: è suo il merito di questa cresciuta esponenziale nella qualità del gioco. Fateci caso, ho controllato in settimana: non abbiamo molti punti in più del girone di andata dell’anno scorso. Allora pagammo le scarse capacità di Tudor, ora abbiamo pagato gli infortuni a ripetizione, ma la posizione in classifica cambia poco. Eppure sfido chiunque a sostenere che l’Udinese di quest’anno è come quella dell’anno scorso!

Questa è un’Udinese per la quale è bello tifare, per la quale senti la tensione pre-partita, per la quale ti arrabbi, ti disperi e poi gioisci davanti al televisore. E’ un’Udinese che sarebbe bello poter vedere allo stadio, che fino alla fine ti fa pensare che ce la possiamo fare. E’ una squadra nella quale segnano tutti: non abbiamo un bomber, ma abbiamo tanti giocatori che vanno al gol. E’ una squadra dove se si rompe Nuytinck hai Bonifazi che gioca benissimo, dove finalmente è tornato De Maio, capro espiatorio di altrui errori nelle prime partite.

Questa è l’Udinese per la quale vogliamo tifare, una squadra che finalmente può portare con onore una maglia sulla quale c’è scritto, se non erro: “La passione è la nostra forza”.

Ultima postilla: tanto va criticato chi sbaglia, come va lodato chi si distingue. Contro il Cagliari, per la prima volta da quando è a Udine, Samir è stato il migliore in campo. Una partita sontuosa la sua, ​ senza una pecca, sia in fase passiva che offensiva. Che gli errori di Torino siano un inconveniente in un campionato nel quale altrimenti ha avuto una certa continuità di rendimento? Sarà lui a dircelo, non con le parole, ma sul campo. Assieme a lui, migliore in campo Wallace.

Vedete?! Dottor Jekyll e Mister Hyde: l’Udinese degli argentini a Cagliari è stata l’Udinese dei brasiliani (per prestazione) e degli italiani (per interventi decisivi davanti e dietro).

Avanti così!

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